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“Gente di Magliano”: la normalità al centro della foto

“Gente di Magliano”: la normalità al centro della foto

MOSTRA “Gente di Magliano”: così si intitolava un libro fotografico di persone del passato, corredato anche di notizie storiche, edito dalla Pro loco di Magliano Alfieri nel 1986. A trent’anni di distanza il fotografo Bartolomeo Costamagna – con i testi di Mauro Aimassi e Renato Penna – replica il progetto: inseguendo la normalità invece che la specialità, la vita quotidiana a discapito dello straordinario. Da oggi, domenica 8 luglio e fino a Ferragosto, la mostra sarà visitabile tutti i sabati e le domeniche, nel castello di Magliano Alfieri.

Incuriosisce del suo progetto la disponibilità di persone non avvezze all’obiettivo a farsi ritrarre. Com’è nato il progetto?
«Ho avuto l’occasione di fotografare molte persone nei miei viaggi in Africa: è noto che gli scatti fatti in luoghi esotici indossano il fascino della terra e sembrano più interessanti. Ho pensato di mettermi alla prova fotografando persone del mio paese, quindi conosciute e familiari. Come esistono gli album fotografici di famiglia, allo stesso modo, col tempo, potrebbe andare a formarsi un album della famiglia dei maglianesi, rendendoci più consapevoli della nostra identità e facendoci anche sentire più vicini gli uni agli altri. Per facilitare il lavoro ho contattato le persone una a una, presentando il progetto e le finalità. Insieme abbiamo scelto il luogo e il giorno degli scatti».

Perché raccontare la “gente normale”?
«Ritengo che la stragrande maggioranza di noi viva una vita normale, questo è lo sfondo dove collochiamo l’arco temporale della nostra esistenza, in questo contesto siamo tutti protagonisti e quindi degni di essere raccontati. Per quanto riguarda la reazione della gente, devo dire che l’accoglienza è un tratto distintivo dei maglianesi. Già nel lontano 1979 una famiglia di vietnamiti si stabilì tra noi aprendo la via per altri arrivi, soprattutto dall’Africa, persone che si sono inserite nel contesto del paese in modo positivo».

Pensa che la fotografia possa rappresentare una modalità di comunicazione efficace nel mondo di oggi?
«Sicuramente la fotografia è comunicazione, sia di cose positive che negative. Per me ritrarre persone presuppone entrare in relazione con loro: senza collaborazione è difficile fare buoni scatti. In molti casi prima della ripresa ho ascoltato quanto raccontavano della loro vita e ho scoperto storie che non conoscevo».

Matteo Viberti

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