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Ecco Claudio Cauda, il maestro del miele

Ecco Claudio Cauda, il maestro del miele

MONTÀ Il settore del miele, in Italia, può contare su circa 40mila produttori che detengono 1,2 milioni di arnie; la metà di questi apicoltori detiene circa l’80 per cento degli allevamenti. A rappresentare quest’area imprenditoriale, quale presidente dell’Appi (Associazione apicoltori professionisti italiani) è un montatese, Claudio Cauda.

Di cosa si occupa l’Appi?
«Tuteliamo e monitoriamo il settore, organizzando due incontri annuali: a Modena, in estate, per fare il punto sulla produzione, con una prima analisi del mercato e poi un convegno di alcuni giorni per affrontare tutte le tematiche di settore, con relatori di livello mondiale».

Com’è lo stato attuale?
«In Italia, da diversi anni, soffriamo un calo produttivo a causa del massiccio uso di pesticidi e del mutamento del clima che ha un notevole impatto, con fioriture più brevi e minori opportunità di raccolta. Inoltre, stiamo assistendo a un forte cambio nelle culture: viene a mancare il prato stabile e il consistente incremento nelle coltivazioni di nocciole ha ridotto le aree di pascolo naturali. L’allevamento delle api si sta spostando negli ambienti meno coltivati e meno antropizzati. Un problema per noi, considerando l’aumentato consumo di miele a livello mondiale. Anche se le quotazioni soffrono per le differenti situazioni di mercato e concorrenze spregiudicate. Come il miele cinese che copre il 40 per cento del consumo in Europa».

Avete nuove strategie?
«Gli operatori commerciali, negli anni scorsi, hanno cavalcato l’onda di una vivace domanda, legata soprattutto alla riduzione dell’offerta, adesso invece avvertiamo la necessità di aprire nuovi sbocchi di mercato».

C’è un ricambio generazionale nel vostro settore?
«Più che di ricambio direi che nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un incremento forsennato del numero degli operatori, speranzosi di trovare uno sbocco e un’occupazione in grado di garantire un reddito, per cui il numero degli addetti si è moltiplicato. Molti espulsi da altri mercati hanno cercato nel settore apistico una nuova attività. Speranza spesso rivelatasi traditrice. Il nostro è un lavoro complesso e adatto a operatori preparati».

Qual è il vostro rapporto con il mondo della ristorazione?
«Il miele negli ultimi anni ha avuto un forte incremento nel consumo, grazie anche ad un uso maggiore in cucina, dove entra come ingrediente di arricchimento, in particolare nell’alta cucina. In quella domestica di tutti i giorni fa più fatica, in quanto l’attenzione alla complessità e alla ricchezza del cibo è sicuramente minore».

Oltre a essere presidente di Appi, col fratello Ferdinando gestisce un’azienda di settore. Come si è evoluto il comparto?
«Siamo un’azienda familiare che si è irrobustita con l’arrivo dei figli e dei generi, che hanno dato nuovo impulso all’attività, portando le arnie in più regioni. Da sempre cerchiamo di allevare le api col massimo grado di efficienza e sostenibilità, per proporre ai clienti un prodotto di elevata qualità».

Giorgio Babbiotti

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