Giuseppe Marasso smette la toga dopo 5mila processi

Giuseppe Marasso smette la toga dopo 5mila processi

PERSONAGGIO Dopo 53 anni di attività, quasi 5mila processi penali e civili l’avvocato Giuseppe Marasso smette la toga e si cancella dall’albo degli avvocati. Nato nel settembre 1938 nella casa di famiglia di via Manzoni che diventerà in seguito la sede del suo studio, Marasso spiega: «Mio padre non avrebbe mai voluto che facessi l’avvocato, ma la mia spinta era forte; morì nel 1959, io mi laureai nel ’65 e iniziai il praticantato nello studio dell’avvocato Frau. Fu il mio primo maestro, da cui ho cercato di apprendere il mestiere. Da subito mi sono appassionato al penale, non disdegnano però i processi civili».

Il lavoro non è mancato: «Per oltre dieci anni ho discusso più di 200 processi l’anno: è stata dura, ma ho sempre sentito una grande passione per questo lavoro che mi ha spinto oltre le avversità. Ricordo l’emozione che mettevo nelle difese, l’ardore che mi animava. Pensi che venni operato d’urgenza di appendicite una sera e il giorno dopo, debilitato nel corpo, ma non nello spirito discussi cinque processi».

Una passione messa anche al servizio degli altri: «Nel corso degli anni ho avuto numerosi praticanti tra cui l’avvocato Bubbio, nipote di Teodoro, sindaco di Alba nel dopoguerra, e l’avvocato Andrea Castiglione, un giovane molto in gamba con cui ho condiviso lo studio negli ultimi anni».

Marasso aggiunge: «La grande delusione è stata la soppressione del tribunale di Alba, uno dei palazzi di giustizia più virtuosi d’Italia, cancellato con un colpo di spugna grazie, si fa per dire, a Enrico Costa, che puntava a salvare Mondovì – che non aveva le caratteristiche per essere salvato –, danneggiando il tribunale albese che invece aveva i numeri».

Non sono mancate le soddisfazioni: «Ho ottenuto molti successi in 53 anni di carriera: quello di cui vado più fiero risale al 2015. Sono riuscito a ribaltare una sentenza della Corte di cassazione, il massimo grado di giudizio dell’ordinamento italiano. Si tratta di un caso più unico che raro».

Cosa farà ora? «Mi dedicherò alle passioni e agli affetti più cari e magari mi concederò qualche viaggio al seguito di mio figlio Lorenzo, pianista di successo tra Los Angeles e il Messico».

Marcello Pasquero

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