Ultime notizie

L’amore e la fede nel dramma La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla

ALBA La bottega dell’orefice, spettacolo organizzato dall’Ufficio diocesano della famiglia e coordinato da don Filippo Torterolo, debutterà venerdì 22 febbraio, alle 20.45 al teatro Giorgio Busca di Alba. Regista è l’attore e autore albese Paolo Tibaldi.

L’amore e la fede nel dramma di Karol Wojtyla
Paolo Tibaldi, ultimo a destra, con Mario Bois, Diego Coscia, Micol Damilano, Martina Mansueto, Marta Zotti, e Fabio Rossini

Il testo dell’opera è scritto da Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, pontefice determinante nella storia religiosa e umana del secolo scorso. Ci racconti qualcosa in più sullo spettacolo.

«Il testo fu pubblicato nel 1960 in Polonia, poco tempo dopo la nomina di Karol Wojtyla come vescovo ausiliario di Cracovia. Il futuro papa si firmò con uno pseudonimo, per due probabili motivi: primo, perché firmare col proprio nome sarebbe potuta apparire un’ingerenza o uno schieramento da parte della rivista che gli aveva dato spazio pubblicando il testo; in secondo luogo, in quegli anni la Polonia era governata dalla dittatura comunista. E poi un uomo di Chiesa che metteva in discussione il matrimonio non sarebbe stato considerato plausibile. Wojtyla, lo sanno in molti, era un grande appassionato di teatro. Faceva anche parte di un gruppo di recitazione che fondava il proprio lavoro sulla parola dettata dal pensiero. Questo testo ne è la prova. I personaggi in scena avranno l’atteggiamento di chi ha premura di confidarsi con lo spettatore e portargli una testimonianza di vita sul proprio stato psicologico e, talvolta, sentimentale. Gli attori con cui ho il piacere di lavorare sono Mario Bois, Diego Coscia, Micol Damilano, Martina Mansueto, Fabio Rossini e Marta Zotti».

Da quando ha iniziato a lavorarci?

«Ho lavorato su questo testo individualmente da agosto; dall’autunno hanno raggiunto Alba anche gli altri attori. Devo loro molta gratitudine per la professionalità e la devozione con cui stanno affrontando questo lavoro. Ma ancor più gratitudine devo a don Filippo Torterolo che, con grande fiducia e coraggio, ha scommesso su questo testo e su di me. In fondo si tratta della mia prima regia professionale e ho scoperto che, oltre all’attività di attore, mi interessa molto riuscire a dare una veste a un testo intero, oltre che a un solo personaggio».

Chi è l’orefice indicato nel titolo?

L’amore e la fede nel dramma di Karol Wojtyla 1
Karol Wojtyla arcivescovo di Cracovia (1964-1978) e cardinale, futuro Giovanni Paolo II

«L’orefice, presente sin dal titolo, è una figura ermetica. Il fatto che sia il detentore del metallo prezioso, e quindi della luce, ci aiuta ad avvicinarci in modo cosciente. Ognuno, se lo cerca, lo trova: e sempre in modo diverso. L’orefice ha uno sguardo mite e penetrante. I suoi occhi comunicano calore e fermezza. Accanto a sé ha una bilancia con cui misura il peso specifico dell’essere umano. Per noi attori, inizialmente, è stato difficile anche solo aver a che fare con la memoria. Ma ora, ogni singola battuta ha una sua musicalità imprescindibile, che non lascia spazio a lapsus o sinonimi. Ogni parola è pesata. Proprio come fosse una poesia».

Matteo Viberti

Banner Gazzetta d'Alba