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Arrestati a Bra i grossisti dello spaccio di droga nel cuneese. Sequestrati oltre 120 kg di Hashish

Arrestati a Bra i grossisti dello spaccio di droga nel cuneese. Sequestrati oltre 120 kg di Hashish

BRA Cinque anni di indagini, 11 misure di custodia cautelare spiccate contro altrettanti membri di un’organizzazione dedita alla vendita al dettaglio e ingrosso di stupefacenti (con raggio d’operazione esteso non solo alla Granda ma anche alle piazze di Torino e Milano), oltre 120kg di hashish sequestrati a più riprese.

Numeri che fanno luce sull’ultima operazione, nome in codice “Prezzemolo”, condotta dalla Squadra Mobile di Cuneo e coordinata dalla Direzione Antimafia di Torino resa pubblica nella conferenza che si è tenuta stamane nei locali della Procura cuneese. «Spesso quando si chiude un’indagine se ne apre un’altra» il commissario Pietro Nen, a capo della mobile del capoluogo, spiega così la successione dei fatti che ha messo gli inquirenti sulle tracce di una banda composta da cittadini marocchini dedita non solo allo spaccio “minuto” ma all’intermediazione.

Tutto inizia con l’arresto di uno spacciatore, nel 2014, colto in flagrante mentre stava vendendo hashish a uno studente a Cuneo, la pista dello stupefacente si rivela “buona”, gli agenti arrestano in tre occasioni i corrieri dell’organizzazione (nonostante le cautele adottate per evitare le reti della Polizia).

Il colpo di grazia lo scorso 30 maggio quando in manette finiscono simultaneamente due uomini residenti a Bra (un 43enne e un 35enne trasferiti nelle carceri di Cuneo) e un terzo componente del gruppo, un 33enne anch’egli di origini marocchine, sorpreso ad Alessandria (e qui tradotto nella casa circondariale). «Le accuse a carico degli uomini raggiunti dalle ordinanza di custodia cautelare contemplano oltre all’articolo 73 del codice penale (che norma in materia di possesso e spaccio di stupefacenti), l’aggravante dell’ingente quantità, dimostrazione dell’attività di “broker” svolta dal sodalizio capace non solo di vendere ma di rifornire centri di una certa dimensione» conclude Nen. Ancora da determinare la provenienza della droga smerciata (non si esclude potesse arrivare dal Marocco), la banda aveva un livello di organizzazione che ha consentito di sopravvivere alle “mutilazioni” progressive inflitte dalle forze dell’ordine. Nota di colore l’uso di nomi tratti dal mondo animale per identificare i membri e gli incarichi onde sfuggire alle intercettazioni ambientali.

Davide Gallesio  

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