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I benefici dell’economia circolare applicata al vino

I benefici dell’economia circolare applicata al vino

NOVELLO Si è parlato di economia circolare nel mondo del vino sabato 1° giugno a Novello. Tutto ciò è avvenuto nell’ambito della nuova edizione di Circonomia con l’intervento – nella persona di Roberto Cavallo – della cooperativa Erica di Alba, che a queste tematiche dedica da tempo un impegno particolare. Oggi ci sono due modelli di sviluppo che si confrontano: da un lato, l’economia circolare che si preoccupa di utilizzare le risorse con particolare attenzione al loro recupero, riuso e risparmio; dall’altro, l’economia lineare, che pensa alla produzione senza particolari preoccupazioni sulle conseguenze del’atto produttivo.

Nel mondo del vino, finora, fare economia circolare ha soprattutto significato favorire il recupero di materiali complementari come vetro, sughero e cartone. Si potrebbe fare di più. In questi casi, oltre a recuperare materie prime che andrebbero perse e incrementerebbero i problemi di smaltimento, bisognerebbe lavorare in progettazione. Per quanto concerne il vetro, sarebbe strategico – e ad esempio l’Albeisa lo ha fatto – ridurre il peso dei contenitori: oltre a usare meno vetro, si conterrebbero gli effetti negativi sull’ambiente con la diminuzione della Co2 in atmosfera determinata dai trasporti. Per quanto concerne le chiusure, bisognerebbe lavorare a strumenti alternativi, facendo attenzione a non creare altri rifiuti magari più difficili da smaltire.  Anche nel caso dei cartoni, sarebbe opportuno sfruttare l’innovazione per ridurne i pesi e per provare materiali più leggeri, oppure limitare i colori sintetici ed eliminare i divisori interni. A proposito di recupero del vetro, è una pratica che da noi è iniziata nella prima metà degli anni Ottanta del Novecento. Prima di recupero non si parlava. Anzi, molti Comuni del territorio rifiutavano le campane per tale recupero, giustificando l’ostracismo con il fatto che erano brutte e non si adattavano al contesto ambientale.

Nel 1983, in concomitanza con il decennale, l’Albeisa promosse un’iniziativa, in occasione della Fiera del vino di Pasqua di allora: ad Alba e in sette o otto paesi di Langa e Roero furono posizionate le campane per il recupero del vetro. Per stimolare la frequentazione di tali isole fu lanciata un’iniziativa che prevedeva di regalare – ogni 18 bottiglie vuote – una bottiglia di vino. Il successo fu tale che le campane non vennero più allontanate. Se si volesse, si potrebbe fare ancora di più, applicando ad alcuni sottoprodotti del vino le innovazioni che la ricerca è in grado di proporre.

Il riferimento dalle maggiori prospettive è quello di un nuovo impiego delle vinacce e delle fecce. Per le vinacce ci sono casi eclatanti di cui si è già parlato e sono quelli di utilizzare l’estrazione di parti specifiche per farne polvere da caffè o addirittura tessuto per la realizzazione di vestiti o rivestimenti di vario tipo. Ma ci sono altre destinazioni di grande efficacia: da un lato quella alimentare e dall’altro quella cosmetica. Il risultato, in ogni caso, è una maggiore valorizzazione di quegli scarti della vinificazione che per ora hanno avuto scarso interesse, complice anche una normativa che legava la consegna delle vinacce in distilleria all’ottemperanza delle cosiddette prestazioni viniche. Il caso forse più eclatante e del quale finora si è parlato poco è il recupero dell’anidride carbonica in sede di fermentazione alcolica. Certo, non è una soluzione praticabile in aziende di piccole dimensioni, ma nelle strutture dai grandi volumi questo progetto potrebbe essere strategico e di grande efficacia, anche economica.

Giancarlo Montaldo

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