Uve: la minore resa risveglia i mercati e alcuni vinificatori stanno tornando sui loro passi

I vigneti Unesco coltivati grazie agli immigrati

ANALISI Potremmo dire che è una vendemmia “regolare”. Almeno così si sta sviluppando: il cielo ha portato ancora sole e caldo, anche se in previsione si annuncia qualche pioggia e, soprattutto, il calo significativo delle temperature. Nonostante i titoloni accalappia curiosità di qualche quotidiano, le grandinate di inizio settembre hanno colpito in modo molto localizzato. La situazione si è rivelata critica in poche aree, ma nel territorio restante la maturazione procede con grande regolarità. È evidente che ogni viticoltore si augura di non incappare in altra grandine, ora che la vendemmia è un fatto concreto, anche perché questa è una situazione nuova: nel passato a settembre non si verificavano questi eventi meteorici. Risultato di un clima che – volenti o nolenti – ha cambiato connotati.

Relativamente alla vendemmia in corso, al momento Langa e Roero sono divise non solo perché di mezzo ci sta il Tanaro. Alla destra del fiume, le attenzioni dei viticoltori vanno al Dolcetto, che resta una delle varietà più importanti. Dall’altra parte del fiume, i viticoltori sono impegnati soprattutto con la raccolta dell’Arneis. In entrambi i casi, altre varietà reclamano attenzione: in Langa è in fase di ultimazione la raccolta di alcune uve bianche (Riesling, Sauvignon, Favorita e in certi casi anche la Nascetta); nel Roero c’è anche la Favorita a pretendere attenzione. Il caldo degli ultimi dieci giorni ha aiutato l’ulteriore passo verso la maturazione delle uve, anche di quelle tardive (Barbera e Nebbiolo) il cui stato generale si annuncia assai promettente. Se ne è già parlato, ma repetita juvant.

Come capita spesso, anche in quest’annata si stanno evidenziando alcuni caratteri che potrebbero diventare distintivi: la disformità di situazione tra i vitigni, tra un vigneto e l’altro e tra una zona e l’altra. Sarà difficile tracciare un giudizio univoco; in secondo luogo la resa per ettaro: dai riscontri dei primi vitigni vinificati si sta rivelando un rendimento minore rispetto al 2018, ma anche rispetto alla media degli ultimi anni. Molte varietà presentano grappoli mediamente più piccoli, o meglio meno pesanti.
E questo fatto deriverebbe in generale da un numero di acini inferiore sullo stesso grappolo. La minore resa quantitativa sta risvegliando i mercati: alcuni vinificatori che avevano annunciato la momentanea rinuncia alla vinificazione di alcune varietà stanno ritornando sulle loro decisioni. E c’è l’aspetto qualitativo: probabilmente il 2019 non sarà ricordata come un’annata eccezionale, ma senz’altro proporrà livelli qualitativi molto buoni, con un aspetto su tutti, ovvero lo spiccato equilibrio di struttura e ricchezza olfattiva segnalato dai primi vini ottenuti.

Giancarlo Montaldo

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