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Nessuna indulgenza al clima di razzismo

Prima gli immigrati e i rom, poi gli ebrei. Cresce il clima di razzismo non solo nel Paese, ma anche nel resto del mondo. Sempre più frequenti i gesti di barbarie e gli insulti degli haters (odiatori) sui social. Quasi che l’odio razziale e l’intolleranza fossero ormai sdoganati, in assenza di argini e difese.

Uno dopo l’altro, in effetti, sono venuti meno tanti anticorpi. Scarse o nulle sono le reazioni a manifestazioni pubbliche nazifasciste, in contrasto con i valori della Costituzione. Né ci si vergogna più del razzismo. Anzi, lo si esibisce. Senza pudore. Più della metà degli italiani lo giustifica pure. Come dimostra una recente indagine della Swg di Trieste. Il 55 per cento degli italiani, anche se con molti distinguo, l’approva. Siamo sempre più un popolo di odiatori e razzisti. Immagine poco edificante per l’Italia nel mondo. «Non c’è da rallegrarsi», ha commentato Enzo Risso, direttore scientifico Swg. «C’è chi sta alzando la testa, rendendosi conto che è consentito dire o fare certe cose».

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Sui social, in particolare, l’anonimato e il senso di impunità scatenano il peggio di quanto possa esprimere l’essere umano. In un clima che invoglia, aizza e giustifica. Come, di recente, è successo a un’esaltata “nonna hater”, denunciata per volgari e incivili insulti al capo dello Stato, Sergio Mattarella. Ma anche per istigazione a delinquere: «Ti hanno ammazzato il fratello… non ti basta?». Ora ne è pentita e vorrebbe scusarsi. A sua giustificazione dice: «Era un periodo molto caldo, in cui gli animi erano surriscaldati da alcuni parlamentari… Mi sono lasciata contagiare stupidamente da questi fatti. Io che sono madre, nonna, amante della pittura e degli animali».

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Ma l’apice s’è toccato con gli insulti razzisti a Liliana Segre, una sopravvissuta ad Auschwitz, nominata senatrice a vita per la sua opera di memoria dell’Olocausto e di sensibilizzazione contro gli orrori dei campi nazisti. Offese e minacce continue, duecento post antisemiti al giorno, al punto che le è stata assegnata la scorta per la sua incolumità. Parlando di questi haters, la senatrice a vita ha detto: «Sono persone per cui avere pena, e che vanno curate». Quel che allora non sono riusciti a fare i nazisti, oggi minacciano di farlo gli haters.

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Tanta società civile ha reagito e solidarizzato con la Segre. Ma non c’è stato quel coro generale, come ci si sarebbe atteso in circostanze simili. La pietà umana non ha colore politico. La disumanità, invece, sì. Come alcuni striscioni di contestazione. «È l’Italia stessa a rischio», ha detto Noemi Di Segni, presidente Unione delle comunità ebraiche italiane, «se un Paese è costretto a tutelare, con questa misura, una sopravvissuta alla Shoah, una voce di verità evidentemente nociva per alcuni, per il suo messaggio di vita e speranza, nonostante l’orrore».

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A sua difesa sui social s’è schierato il direttore di Civiltà Cattolica, padre Spadaro, che ha scritto: «Qualcosa s’è rotto nel nostro vivere civile. Se una donna sopravvissuta al nazismo, oggi deve vivere sotto protezione, significa che non può esserci più nessun se o ma nel nostro impegno contro l’odio». Una sconfitta per tutti. Ma le parole di condanna più nette sono venute da papa Francesco. Le ha dette a braccio, fuori programma, nell’udienza generale di mercoledì 13 novembre. «Oggi, incomincia a rinascere qua e là l’abitudine di perseguitare gli ebrei», ha scandito. «Fratelli e sorelle, questo non è umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri! E non vanno perseguitati. Capito?». Ad ascoltarlo c’era il suo amico Abraham Skorka, rabbino di Buenos Aires, che ha commentato: «Francesco non è certo nuovo a questo tipo di intervento, ma in un momento storico come quello attuale, assume una grandissima importanza».

Nessuna indulgenza, quindi, al clima di razzismo e alle espressioni d’odio. Tanto meno gratuite aperture di credito a politici poco tolleranti con rom e immigrati. Anche se, in pubblico baciano crocifissi e ostentano rosari.

Antonio Sciortino, ex direttore di Famiglia Cristiana e direttore di Vita Pastorale

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