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Il cambiamento climatico rischia di fare molti più morti del virus

Le notti e i giorni tropicali (con temperature minime che non scendono sotto i 20 gradi e massime superiori ai 30) indicano anche nella nostra regione una tendenza già in atto

Il cambiamento climatico rischia di fare molti più morti del virus

AMBIENTE/1 «L’uomo è il virus della terra ed è molto più aggressivo, contagioso e debilitante del Covid-19. Ma io non smetto di aver fiducia nella nostra specie e nel fatto che essa sia in grado di sfruttare la propria intelligenza per sopravvivere, prima che il pianeta trovi il vaccino». Sono parole di Roberto Cavallo, attivista ambientale e amministratore delegato della cooperativa Erica di Alba, che introduce il tema del cambiamento climatico, di cui spesso abbiamo parlato: «Perché rischia di fare tanti più morti del coronavirus, come già sta accadendo oggi».

Le parole di Cavallo non riguardano uno scenario remoto, ma il contesto locale. Spiega il tecnico di Arpa Piemonte Enrico Rivella: «Le temperature globali, rispetto al periodo preindustriale, hanno subìto incrementi medi di circa un grado sull’intero pianeta. L’area del Mediterraneo registra gli aumenti maggiori e – considerando i dati regionali, misurati dalla rete di stazioni meteorologiche, interpolati con le serie storiche disponibili degli ultimi 60 anni – in Piemonte le temperature mostrano una tendenza all’aumento ancor più elevata rispetto a quella globale». La massima media annuale è infatti salita di circa 2,1 gradi e la minima di 1,5 con un incremento medio di 0,38 gradi ogni 10 anni. Ma c’è di più. Se consideriamo solo il periodo che va dal 1981 al 2018, il tasso è pari a circa il doppio (0,58 gradi ogni 10 anni). Il ricercatore: «La temperatura minima presenta un trend in salita in tutte le stagioni, ma più rilevante per la primavera. Sono però aumentati anche i valori estremi: sia la massima sia la minima mostrano un importante incremento nella stagione invernale. E le notti e i giorni tropicali (con le minime che non scendono sotto i 20 gradi e le massime superiori a 30) indicano una tendenza chiara all’aumento, specialmente in pianura e in bassa collina».

Conclude Rivella: «Le precipitazioni in Piemonte sono in forte diminuzione. Si evidenzia inoltre una tendenza all’aumento della lunghezza dei periodi secchi, in particolare per i territori con minore altitudine, con una grande variabilità tra un anno e l’altro». Queste variazioni rischiano di alterare non solo gli ecosistemi naturali, ma anche quelli organici, cioè di chi il nostro mondo lo abita.

L’indissolubile legame tra la specie umana e la natura che la circonda

Negli ultimi mesi Gazzetta d’Alba ha dedicato molte energie all’analisi dello stato di salute dell’ambiente locale. Perché a causa dell’inquinamento, delle concentrazioni di CO2 e del surriscaldamento globale, molti insetti sono di fatto spariti dalle Langhe creando problemi, l’aria è  diventata poco respirabile, le acque del Tanaro sono malate e gli alimenti sono meno genuini rispetto  a un tempo.

Ma, perché, secondo molti esperti, l’ambiente gioca un ruolo importante anche nell’emergenza sanitaria in corso? Perché l’ecologia è cruciale nell’interpretare i movimenti delle varie malattie? Appare in primo luogo evidente come il Covid-19 sia originato anche dall’incuria umana sul nostro ambiente, che favorisce la creazione di territori “protetti”per la sua evoluzione. Secondo: l’inquinamento indebolisce gli organismi e i sistemi immunitari delle persone, esponendo maggiormente all’azione delle patologie (ma da quando il virus si è diffuso a livello mondiale, le emissioni di CO2 sono precipitate). E, infine, l’ambiente rimane il contesto in cui le vicende umane si svolgono: peraltro, in questi giorni di isolamento, mentre le strutture urbane e i luoghi di aggregazione risultavano inaccessibili, era possibile scorgere molti abitanti di Langa e Roero percorrere sentieri e strade, cimentandosi in corse, esplorazioni, trekking solitari, come se un rapporto perduto con la natura fosse stato ripristinato: forse a breve non si potrà più fare.

Matteo Viberti

SOCIETÀ IN AFFANNO: AMBIENTE E CLIMA

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