Ultime notizie

L’intervista con Massimo Veglio, direttore generale dell’Asl Alba-BRA

Guarire dalla dipendenza da Internet: progetto Asl finanziato con 432mila euro 1

ALBA Massimo Veglio è il direttore generale dell’Asl Cn2. Venerdì 6 marzo, si è trovato ad affrontare il primo caso di coronavirus della provincia di Cuneo, registrato sul territorio comunale albese. Nel momento in cui scriviamo, è stato confermato un secondo caso sempre ad Alba e un terzo a Roddi. A questi, si è aggiunto il contagio del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, in isolamento nella sua casa sotto le torri.

Veglio, come ci si è mossi sul territorio dopo la scoperta dei casi di coronavirus?

«Se si esclude il presidente della Regione, sul territorio abbiamo tre casi, non collegati tra loro. Per tutti i contagiati, gli igienisti dell’Asl hanno ricostruito la rete delle persone entrate in contatto con loro nei giorni compatibili con l’infezione, posti in isolamento per i prossimi quattordici giorni. Per il primo caso, accertato venerdì 6 marzo, è stata anche ricostruita la catena di contagio, che conduce a un’altra provincia piemontese, a sua volta collegata con il focolaio lombardo».

Ai contatti delle persone contagiate vengono effettuati i test per identificare il virus?

«Non è una procedura automatica, ma dipende da ogni caso. Come prevendono le linee guida nazionali, il test viene effettuato solo sulle persone che presentano sintomi. La scelta ha basi scientifiche: se una persona non ha sintomi, la carica virale è molto bassa e il risultato del test potrebbe essere un falso negativo. Molto più sicuro è sottoporre tutte le persone entrate in contatto con i contagiati a isolamento, così da monitorare l’evolversi della situazione e agire in chiave preventiva: se nei prossimi quattordici giorni presenteranno sintomi, effettueremo i test».

Negli ospedali di Alba e Bra, sono stati sospese le operazioni, le visite ambulatoriali, gli esami e i prelievi non urgenti: quali sono le motivazioni alla base di queste misure?

«Sono misure adottate in linea con le disposizioni regionali. Lo scopo è ridurre il più possibile l’assembramento all’interno dei nostri ospedali, così da salvaguardarli dal rischio di contagio. Per le emergenze sanitarie e tutte le procedure urgenti, tutti i nostri reparti continuano a funzionare normalmente. Per lo stesso motivo, ribadisco l’invito ai cittadini di recarsi al pronto soccorso, dove si continua ad accedere dalla tenda di pre-triage, solo per urgenze reali: devo dire che la risposta della cittadinanza a oggi è stata molto positiva, con una netta riduzione dei codici bianchi e dei codici verdi».

In questa fase, come si deve comportare la popolazione?

«Per rallentare l’espansione del virus, l’unica soluzione è cercare di evitarne la trasmissione dalle persone malate a quelle sane. I casi conclamati per questo vengono posti in isolamento, così come i loro contatti. Sappiamo però che esistono persone asintomatiche o con sintomi molto lievi, che possono comunque trasmettere il virus. Proprio per prevenire queste catene di contagio, serve ridurre al minimo i contatti sociali, se non quelli strettamente necessari per motivi lavorativi o per altre questioni impellenti, rispettando sempre le norme igieniche, come il lavaggio delle mani. Quando invece si hanno contatti, una buona forma di prevenzione è mantenere la distanza di sicurezza di un metro e evitare i luoghi affollati. L’appello è rivolto soprattutto agli anziani, i più fragili di fronte al coronavirus, ma anche ai giovani, che possono comunque diventare veicolo di contagio».

Francesca Pinaffo

 

 

Banner Gazzetta d'Alba