Così si seguono i pazienti coronavirus: siamo i primi, ma si può fare meglio

Così si seguono i pazienti coronavirus: siamo i primi, ma si può fare meglio

EMERGENZA COVID-19 Questo è ciò che sta accadendo, ma si potrebbero fare ulteriori passi in avanti. Spiega il medico di base Luciano Bertolusso: «Per ora le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) hanno quasi esclusivamente una funzione di monitoraggio, ma potrebbero diventare ancora più importanti, se venissero dotate di ulteriori strumenti. Il primo? La possibilità di prescrivere farmaci che si stanno rivelando davvero efficaci nel trattare le infezioni da coronavirus». Il riferimento va al Plaquénil, un vecchio antimalarico utilizzato per curare chi soffre di artrite reumatoide. Secondo i primissimi studi e all’uso che se ne sta facendo in ospedale, il principio attivo dell’idrossiclorochina è un alleato nel trattare la polmonite causata da Covid-19.

Appena la notizia è stata diffusa, in Italia è scattata una vera e propria corsa alle farmacie per accaparrarselo, nonostante le raccomandazioni di non utilizzarlo su iniziativa personale, visti gli effetti collaterali che il farmaco potrebbe provocare. Ancora Bertolusso: «Alcuni colleghi di medicina generale lo stanno prescrivendo privatamente, assumendosene la responsabilità; ma non è facile reperirlo nelle farmacie. Certo è che, se i medici Usca potessero prescriverlo e iniziare la terapia al domicilio, il numero di pazienti i cui sintomi peggiorano potrebbe diminuire, evitando così la saturazione degli ospedali». Lo stesso discorso vale per altri strumenti come l’ossigeno: «Noi medici possiamo solo prescrivere quello liquido, che si ritira in farmacia e ha una durata massima di dodici ore. Sarebbe utile invece poter snellire il sistema e prescrivere l’ossigeno gassoso, come in ospedale».

Conclude Luciano Bertolusso: «L’Asl Cn2 di Alba e Bra è stata la prima ad attivarsi su questo fronte: è stato già fatto un grande lavoro, ma potremmo ottenere ancora più grandi risultati. Ogni giorno, sul nostro territorio, il numero delle persone in isolamento aumenta. Oltre a monitorare l’evolversi della malattia, si potrebbe fare meglio, soprattutto per le persone più fragili».

f.p.

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