SALUTE L’Ordine dei medici della provincia di Cuneo ha inviato ai sindaci della Granda una lettera per invitarli a far adottare a tutti i cittadini la mascherina, obbligatoriamente anche dopo il periodo di picco infettivo da coronavirus.
È di questi giorni un alternarsi di comunicazioni con disomogeneità di informazioni date alle cittadinanze dei singoli Comuni in materia di utilizzo delle mascherine (intese in questo contesto come le classiche mascherine chirurgiche o quelle in tela riutilizzabili che – in grave carenza delle prime – molte realtà imprenditoriali stanno producendo). Anche la Regione Piemonte ha deciso nella giornata di sabato 28 marzo l’invio di 65mila mascherine ai Comuni piemontesi. A fronte delle disparità di recepimento di queste facilitazioni, complice forse anche la mancanza di univoche e semplicissime indicazioni all’uso corretto dei mezzi di protezione fornite da chi dovrebbe averne assoluta conoscenza, l’Ordine dei Medici-Chirurghi Odontoiatri della Provincia di Cuneo rivolge alle SS.LL. un accorato appello.
È ben vero che – citiamo da comunicati ufficiali forniti alla popolazione – “…le mascherine che oggi si possono reperire in commercio non sono in grado di eliminare totalmente i fattori di rischio…” e che la priorità, speriamo solo ancora per pochi giorni, sia data agli operatori sanitari e strutture. Ma, oggi l’invito è quello – rivolto a tutti i cittadini – di indossare sempre e comunque la mascherina nei luoghi pubblici.
Questo non è assolutamente da intendersi vicariante le altre misure di contenimento. Certamente oggi le misure restrittive con la riduzione al minimo degli spostamenti da casa hanno maggiore importanza, ma un domani (che speriamo il più vicino possibile) l’indossare tutti la mascherina dovrà diventare la regola se non un’imposizione. E dovrebbe esserlo già oggi negli esercizi commerciali, in particolare di generi alimentari. È pensabile che chiunque alberghi in modo asintomatico il virus possa tossire, sternutire o respirare in prossimità dei generi alimentari? La risposta appare ovvia. Ai fini di protezione, nel lungo periodo le mascherine in tela riciclabili potranno andare bene; l’importante è che abbattano il rischio di diffondere il virus, e saranno lavabili e riutilizzabili per un certo periodo.
Per fare definitiva chiarezza sull’argomento ed evitare utilizzi impropri dei presidi, dobbiamo ricordare che la mascherina chirurgica (o quella di stoffa di analoga protezione) non serve a proteggere sé stessi dal contagio ma soprattutto serve per cercare di non diffondere il virus qualora si fosse portatori, magari in assenza di sintomi, consapevoli altresì, come numerosi studi scientifici confermano, che lo stesso virus può permanere sulle superfici (cibi compresi) per diverso tempo. Risulta pertanto evidente che dotare di mascherine i soggetti più fragili o gli “operatori dell’emergenza” pensando di proteggerli purtroppo è un atteggiamento che scientificamente non ha alcun fondamento perché questi ultimi possono essere contagiati a causa di altri soggetti portatori di Covid-19 che non si proteggono, ovvero non impediscono a sé stessi di contagiare gli altri (ovviamente involontariamente).
Avendo cognizione di ciò non può essere che inevitabile e imprescindibile, anche per ogni tipologia o livello di Autorità, concorrere a promuovere tutte le forme possibili di contenimento della diffusione del contagio, compresa la stretta sorveglianza sulle misure – già in atto e al momento insostituibili – di contenimento della popolazione, che rappresentano la più importante e categorica forma di prevenzione all’epidemia.
Ritenere che “l’obbligo” all’utilizzo allargato della mascherina possa essere interpretato come un alibi all’allentamento delle misure di contenzione, sarebbe come ammettere l’incapacità, dicono Medici e Amministratori, di saper tutelare al meglio la salute individuale e collettiva, e di saper comunicare efficacemente alla cittadinanza il razionale alla base delle scelte che le si propongono. Quello di fare queste scelte, in campo medico, è un compito deontologico, così come quello di informare correttamente.
Una volta passato il picco dei contagi, per mesi e mesi potranno esserci contagi di “ritorno”, per cui la mascherina dovrà diventare un accessorio senza il quale non si dovrà interagire con gli altri. Purtroppo, piaccia o meno, questo è lo scenario con cui dovremo confrontarci in un futuro più o meno lungo. Un mezzo semplice ma imprescindibile per evitare per quanto possibile il riaccendersi dei cosiddetti contagi “di ritorno” che inevitabilmente si verificheranno (anche in questo la provincia dell’Hubei ci insegna) nel momento in cui si dovranno necessariamente allentare le misure di contenimento sociale.
L’ Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Cuneo ha già iniziato una campagna con manifesti, inserzioni e articoli sulla stampa locale, per sensibilizzare la Cittadinanza su questo tema.
In breve le utili raccomandazioni sull’uso corretto delle mascherine in funzione anticontagio; perché solo con un intervento a tutto campo di contenimento e protezione possiamo sperare nel medio lungo periodo di sconfiggere il virus.
1. Le mascherine chirurgiche o in tela riutilizzabili non certificate, non sono in grado di proteggere gli operatori dal rischio di contrarre il virus da contatti con persone infette (sono necessarie mascherine più filtranti) ma se la popolazione segue le norme di protezione indicate e la distanza interpersonale suggerita sono sufficienti per le uscite indispensabili.
3. Queste mascherine andrebbero sempre indossate quando si esce di casa per fare le poche cose permesse dalle restrizioni dell’ultimo decreto legge.
3. Indossare queste mascherine è una protezione sicura in aggiunta e non alternativa al rispetto stringente delle misure di restrizione dei contatti e delle regole di prevenzione.
4. Si dovrà continuare a indossare le mascherine anche e soprattutto quando si allenteranno le misure restrittive. Le mascherine vanno indossate sempre e a maggior ragione quando si frequentano per necessità esercizi commerciali o si va a fare la spesa.
5. È bene chiarire che la mascherina chirurgica comune non serve a proteggere sé stessi dal contagio ma serve soprattutto per cercare di non diffondere il virus qualora si fosse portatori e a proteggere in primis le persone più fragili.
6. Gli operatori che operano in zone a rischio necessitano di mascherine più efficaci a loro riservate.
c.w.