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A cosa ci servono gli amministratori pubblici se poi bisogna nominare commissari e task force?

Quel bene prezioso della libertà che non è apprezzato a sufficienza da chi ce l’ha

LETTERA AL GIORNALE  Caro direttore, grazie per il servizio che Gazzetta d’Alba svolge anche nel tenere vivo il dibattito democratico e politico nel nostro territorio. Noto, infatti, con piacere che questi mesi di pandemia hanno incrementato la voglia dei cittadini di partecipare e dire la loro su ogni aspetto della vita sociale, compresa la dimensione religiosa, che tanto sembrava sopita dalle menti e dai cuori degli italiani.

Ma, con questa mia, vorrei soffermarmi soprattutto su un aspetto emerso proprio con la pandemia da coronavirus, anzi in questi tempi pare sia diventato paradossale e rivelatore della situazione del Paese. Mi riferisco alla proliferazione di task force, commissioni e commissari, corpi speciali e chi più ne ha più ne metta. Non c’è settore della vita pubblica – dalla sanità all’economia, dalle autostrade alle aziende in crisi, dalle costruzioni all’agricoltura – in cui non si invoca un deus ex machina che con la bacchetta magica risolva problemi intricati, frutto non solo della pandemia Covid-19, ma spesso, se non il più delle volte, con uno strascico pluridecennale (ospedale di Verduno e A33 insegnano). La cosa, dicevo, ha del paradossale, se non del tragico, perché riguarda il modo in cui nel Paese vengono gestite le cose pubbliche.

La domanda spontanea, infatti, che sorge è: se a ogni problema, piccolo o grande che sia, in Italia dobbiamo nominare un commissario, una task force, una commissione e tutto ciò che di conseguenza comporta, non ultimo il costo che immagino sia rilevante, a cosa ci servono i Consigli comunali e le relative commissioni, gli uffici tecnici, gli assessori e i sindaci? A cosa ci servono i Consigli provinciali e quelli regionali, anche qui con tanto di uffici tecnici, Giunte e commissioni, e addirittura di governatori? A cosa ci serve la pletora di parlamentari (con le intoccabili due Camere), le commissioni parlamentari, il Governo con una infinita lista di ministri, viceministri e sottosegretari? E l’elenco dell’apparato statale e amministrativo, con la domanda sull’utilità ed efficienza, credo non finisce qui: si potrebbe continuare ancora.

Però la questione essenziale è una: se ogni volta che c’è da risolvere un problema bisogna nominare qualcuno ad hoc, significa che tutti quelli che dovrebbero pensare ad amministrare e governare il Paese non lo fanno o sono degli incapaci. In questo periodo di pandemia è vero che sono esplosi in contemporanea tanti problemi inaspettati sui quali non si era preparati, oltretutto con un nemico imprevedibile e sconosciuto come il Covid-19. Ma l’efficienza di una struttura si vede non nella normalità del suo funzionamento, bensì nella capacità di resistere a quelli che vengono chiamati gli stress test (come si fa per le banche).

Non vorrei generalizzare e nemmeno sparare nel mucchio, ma l’impressione personale, avallata dal confronto con altri, è che la risposta all’emergenza è stata forte tra i privati e debole nel pubblico. Se si salvano alcuni settori come quello sanitario, sottoposto a ritmi e pressioni eccezionali, per altri ambiti pubblici è stato un fuggi fuggi di inadempienze, ritardi, leggerezze e, me lo permetta, menefreghismo.
C0n l’aggravante che questi ultimi avevano, e continuano ad avere, lo stipendio assicurato dalla collettività.

Antonio T., Alba

Gentile Antonio, grazie per la fiducia che ripone in Gazzetta e per il contributo stimolante perché ognuno si prenda le sue responsabilità nella conduzione della cosa pubblica. Purtroppo in alcune situazioni servono competenze specialistiche che non sono di tutti e quindi si giustifica anche il commissario o la task force. Purché non diventino una moda o un alibi. Quanto all’impegno, come lei ha accennato, non bisogna generalizzare: accanto a chi ha eroicamente fatto più del proprio dovere, ci sono gli inetti, gli scansafatiche e, ahinoi, anche gli speculatori. Ci sono amministratori efficienti accanto a quelli che dimostrano di avere solo occupato poltrone piuttosto che servire i cittadini. Il ruolo dell’informazione consiste proprio in questo: rendere trasparente l’operato di chi governa, nel bene e nel male, senza i paraocchi dell’ideologia, avendo come riferimento il bene comune. Un grazie pertanto a chi ci sostiene in questa mission.

07g.t.

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