BRA «Nel 2005 non furono i voti di questo signore a portarmi a Torino, fui scelta dalla presidente Mercedes Bresso, ero la prima esclusa, divenni assessore esterno. La mia campagna elettorale si basò su una presenza assidua che, nella mia città, mi portò 3 mila preferenze. Evidentemente il mio accusatore non ricorda bene».
Tanta amarezza quella che l’ex sindaco Bruna Sibille, per quattro anni fra il 2005 e il 2009 assessore regionale, usa per commentare gli sviluppi dell’indagine sulla N’drangheta a Bra. Nelle 800 pagine di documenti ci sarebbe un’intercettazione nella quale il “boss” della “locale”, Salvatore Luppino, sostiene, parlando con un altro affiliato, che a Palazzo Lascaris una non meglio precisata Sibille, ci sarebbe andata grazie ai suoi voti. «Anzitutto non sono indagata: trovo, inoltre, inammissibile essere infangati in questo modo, dopo 40 anni di vita politica spesa a favore di Bra e della legalità, senza possibilità di replica. Ho saputo dai giornali di questa intercettazione, alla quale certo sono estranea: il paradosso è che i giornalisti hanno più informazioni di me sul mio contro mentre io dovrò aspettare la fine del procedimento per accedere alle carte».
Davide Gallesio