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In un borgo della Langhe allevatori a Scuola di pastorizia, creata da Coldiretti e Comune di Paroldo, 365 ore di lezione

Un percorso formativo finalizzato a creare nuove opportunità professionali e a rilanciare l’economia delle terre alte. Gli iscritti, oltre che piemontesi, arrivano da Val d’Aosta, Toscana e Lazio

In un borgo della Langhe allevatori a Scuola di pastorizia, creata da Coldiretti e Comune di Paroldo, 365 ore di lezione

PAROLDO È iniziata il 25 settembre a Paroldo la Scuola di Pastorizia, percorso formativo unico in Italia dedicato all’allevamento ovicaprino, promosso da Coldiretti Piemonte e dal Comune di Paroldo.

Alla conferenza stampa di inaugurazione hanno preso parte Fabio Carosso, Vicepresidente della Regione Piemonte, Piercarlo Adami, Sindaco di Paroldo, Massimo Gula, Consigliere Generale della Fondazione CRC con il contributo della quale si è potuto realizzare il progetto, i vertici di Coldiretti Piemonte e Cuneo e i rappresentanti del territorio.

“Oggi vede la luce un progetto fortemente innovativo, sviluppato durante i mesi di emergenza, che lancia un segnale di speranza per la ripresa dell’economia agricola ponendosi obiettivi importanti: la creazione di nuove opportunità professionali, in particolare tra i giovani, la riscoperta delle attività allevatoriali nelle aree montane e collinari a rischio abbandono, la conservazione della biodiversità e di ecosistemi unici e il presidio di territori impervi che soltanto la presenza dei pastori può assicurare” commenta Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo.

La Scuola di Pastorizia ha raccolto il plauso delle autorità e suscitato grande interesse non soltanto nel Cuneese, ma anche nel resto d’Italia, richiamando iscritti da ogni angolo del Piemonte, oltre che dalla Valle d’Aosta, dalla Toscana e dal Lazio.

Il programma formativo, messo a punto da INIPA Nord-Ovest, Ente di formazione di Coldiretti, vede coinvolti l’Università degli Studi di Torino e l’Istituto lattiero-caseario di Moretta e si rivolge sia ai giovani che, pur non operando nel settore agricolo e non avendo una specifica formazione, intendono sviluppare un progetto d’impresa ad indirizzo ovicaprino, sia a chi, pur avendo già maturato esperienze in agricoltura, intende specializzarsi nell’allevamento di capi ovicaprini.

“Pastori si diventa con la passione e con l’esperienza, ma non solo: sempre più occorrono competenze professionali, specifiche e trasversali – sottolinea Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – per salvaguardare il benessere animale, valorizzare le produzioni di qualità, costruire una strategia vincente d’impresa, rispondere efficacemente alle richieste del mercato, conoscere le dinamiche di accesso al credito e gli strumenti di una comunicazione efficace”.

Sono 10.000 le aziende piemontesi che allevano capi ovicaprini, 204.000 in totale, di cui 125.000 ovini e 79.000 caprini, per un fatturato complessivo che ammonta a 5,2 milioni di euro. Tra le razze allevate storicamente sul territorio piemontese figurano la pecora delle Langhe, la Sambucana, la Garessina, la Frabosana, la Saltasassi, la Savoiarda, e poi le capre Sempione, Grigia delle Valli di Lanzo, Fasana, Vallesana.

Alcune di queste razze sono esposte ad un serio rischio di estinzione, oltre che minacciate dal ritorno del lupo e degli ibridi, responsabili di attacchi sempre più numerosi alle greggi; un tema su cui oggi Coldiretti ha invitato alla riflessione senza prese di posizione ideologiche, con un appello alla Regione per l’individuazione e l’attuazione di soluzioni che consentano l’equilibrio fra tutela del lupo e attività pastorali. Il Presidente Moncalvo ha anche chiesto al Vicepresidente Carosso un ulteriore impegno per garantire il finanziamento completo dell’indennità compensativa a supporto dei produttori montani.

Nella Granda, secondo le elaborazioni di Coldiretti Cuneo su dati della Banca Dati Nazionale, nell’ultimo decennio è quasi raddoppiato il numero di animali negli allevamenti (da 21.000 capi ovini del 2010 a 41.000 capi nel 2020, da 12.000 capi caprini del 2010 agli attuali 22.000 capi) ma il numero di allevamenti oggi presenti sul territorio, circa 2.700, è analogo a quello di dieci anni fa, segno che sono aumentate le dimensioni medie delle singole greggi. Questi dati – spiega Coldiretti Cuneo – mostrano la tendenza alla scomparsa della pastorizia di tipo estensivo, basata sulla transumanza, sull’alpeggio o sul pascolo in prossimità dell’azienda, a vantaggio di allevamenti di maggiori dimensioni e stanziali.

Da qui la necessità raccolta da Coldiretti di promuovere concretamente il recupero delle attività pastorali anche nelle aree collinari e montane, dove la pastorizia è portatrice di valore sociale, economico, storico e ambientale. La Scuola di Pastorizia, progettata in moduli formativi indipendenti l’uno dall’altro, si snoderà fino all’autunno 2021 per un totale di 365 ore fra lezioni teoriche, attività pratiche e stage in azienda. Il primo modulo, iniziato oggi, verterà sulla conoscenza degli animali, tra razze ovicaprine, comportamento e benessere, e sulla trasformazione del latte in prodotti caseari ad alto valore aggiunto.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

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