Allevatori ovini alle prese con il problema della lana da smaltire

Allevatori ovini alle prese con il problema della lana da smaltire

PAROLDO La recente apertura, a Paroldo, della prima scuola di pastorizia in Italia ha dato l’occasione a Coldiretti per fare il punto sullo stato di salute del settore ovicaprino e di tornare a soffermarsi su problemi vecchi e nuovi. Il numero uno regionale di Coldiretti Roberto Moncalvo ha posto l’accento sulla questione dei lupi: «Il ritorno in Piemonte di questi animali sta creando seri problemi. Si deve trovare il modo di tutelare i lupi, ma si devono tutelare anche gli allevatori e oggi la situazione non è ad armi pari». Inoltre il presidente regionale dell’associazione di categoria ha sollevato un altro problema di cui si parla poco: lo smaltimento della lana di pecora. «Una volta era una risorsa, ora è diventata un rifiuto difficile da smaltire», ha detto Moncalvo.

La conferma del problema arriva dall’allevatore Claudio Adami, di Paroldo, che per anni ha portato la lana a una ditta di Biella, prima che i costi di trasporto diventassero superiori al ricavato. Neppure l’Inproma di Ceresole, che smaltisce carcasse animali, non ritira la lana inutilizzata, per cui Adami la tiene per ora in un capannone. Pur non essendo di alta qualità, in passato la lana delle pecore delle Langhe era piuttosto utilizzata, mentre ora è diventata un peso.

Per quanto riguarda invece i numeri del settore ovicaprino piemontese, i dati della Coldiretti parlano di 204mila capi allevati, con 125mila ovini e 79mila caprini, per un totale di circa 10mila aziende. In provincia di Cuneo gli ovini in dieci anni sono raddoppiati, passando dai 21mila del 2010 agli oltre 42mila attuali, ma per la pecora di razza autoctona delle Langhe la situazione rimane quella riscontrata ormai da qualche anno, con circa 2mila capi, numero che la colloca appena sopra le specie a rischio di estinzione.

Corrado Olocco

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