Borrelli: i mutamenti climatici ci impongono una più attenta cura del territorio e dei fiumi

IL COLLOQUIO  Una giornata in Piemonte per il capo dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli, che, dalla mattinata di sabato 10 ottobre, ha effettuato una serie di sopralluoghi nei Comuni piemontesi colpiti dai gravi eventi alluvionali del 2 e del 3 ottobre, dal Verbano-Cusio-Ossola alla Valle Tanaro. Lo aveva annunciato il giorno prima, durante l’inaugurazione della Fiera del tartufo, il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia: a fronte della richiesta di un miliardo di euro di danni avanzata al Governo dal presidente della Regione Alberto Cirio, a Borrelli il compito di verificare sul campo la situazione. Il punto è stato fatto nel primo pomeriggio ad Alba, con l’incontro con i sindaci del basso Piemonte e del Torinese. Dopo aver ascoltato le loro istanze e aver annunciato la nomina di Cirio come commissario per l’alluvione, Borrelli si è spostato al teatro Sociale, per ricevere il premio speciale Bottari Lattes di 10mila euro, quest’anno destinato alla Protezione civile, per il ruolo che ha svolto e continua a svolgere sul fronte dell’emergenza Covid-19. È stata l’occasione per rivolgergli alcune domande.

Borrelli: i mutamenti climatici ci impongono una più attenta cura del territorio e dei fiumi

Borrelli, quale situazione ha trovato nei Comuni piemontesi alluvionati? Come agirà il Governo?

«Ho trovato una situazione di diversi livelli di danneggiamento, con centri più colpiti di altri, ma ciò che caratterizza quest’ultimo evento alluvionale è la grande diffusione dei danni, da Est a Ovest. Come Protezione civile, ci siamo prontamente attivati nell’emergenza e nel frattempo la Regione ha messo a punto una prima quantificazione dei danni: nei prossimi giorni, saremo nuovamente presenti nelle aree colpite, per verificare in via definitiva il fabbisogno d’interventi e proporre al Consiglio dei ministri lo Stato di emergenza, che mi auguro arriverà entro un massimo di due settimane: al momento, si tratta soltanto di completare le valutazioni dei danni e mettere a punto un’istruttoria tecnica».

Un anno esatto fa, lei era ad Alba per ricordare i venticinque anni dall’alluvione che nel ’94 colpì la nostra area: perché, a ogni evento meteorologico intenso, la provincia di Cuneo rischia di trovarsi in ginocchio?

«Penso ci siano diversi fattori determinanti, in primis i cambiamenti climatici, che aumentano i tempi di ritorno di questi eventi di anno in anno. C’è poi un’esigenza di assicurare una maggiore manutenzione del territorio, in particolare degli alvei dei fiumi. E, infine, c’è un’orografia particolare dell’area, che peggiora ulteriormente la situazione. Alla luce di questi fattori da affrontare, è fondamentale adottare in modo mirato e urgente una politica di prevenzione, prima di tutto strutturale, ma anche sull’esposizione al rischio da parte dei cittadini e dei nostri beni».

I contagi aumenteranno, ma possiamo affrontare la nuova ondata pandemica

Nel giorno in cui i nuovi contagi hanno superato quota 5mila, con il Piemonte tra le cinque regioni con l’indice di allerta elevato, la pandemia è stato uno dei temi centrali di cui parlare con Borrelli.

Per mesi, gli italiani si sono abituati a vedere il suo volto alla televisione in un periodo molto difficile e oggi siamo di fronte ai timori per il ritorno della pandemia: che cosa possiamo aspettarci, Borrelli?

«Stiamo vivendo una fase di forte crescita dei contagi, che verosimilmente proseguirà. Il momento è delicato ed esige una rigorosa attenzione da parte del Comitato scientifico, del Governo e soprattutto dei cittadini. La questione fondamentale ora è il rispetto delle poche regole che vengono richieste, dall’igiene delle mani all’uso della mascherina, ma anche il distanziamento sociale: solo in questo modo potremo evitare di essere contagiati e di contagiare gli altri. In questo momento di cambiamenti repentini, tutto è nelle nostre mani».

Dopo un primo momento con cifre inferiori rispetto alle regioni vicine, da giorni il Piemonte rileva contagi elevati: quanto è grave la situazione?

«I numeri non mentono, ma l’aspetto rassicurante è che non ci risultano criticità del sistema sanitario né sul fronte dell’assistenza a domicilio e negli ospedali, né nelle strutture di Protezione civile».

Rispetto alla prima ondata di coronavirus, quindi, sta in questi aspetti la grande differenza?

«Sebbene oggi i nuovi contagi giornalieri siano elevati e analoghi a quelli della prima ondata, il dato più interessante da tenere a mente è che a marzo e aprile avevamo un numero molto elevato di persone ricoverate nei reparti Covid-19 ordinari e anche in terapia intensiva: oggi lo stress sugli ospedali è invece molto inferiore e questo aspetto ci permette di affrontare meglio la situazione rispetto alla prima ondata, anche se – sia ben chiaro – questo non significa che possiamo non rispettare le regole».

Francesca Pinaffo

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