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Non siamo in guerra, siamo fratelli e sulla stessa barca

Nella sua terza enciclica papa Francesco invita a riscoprire la fratellanza tra i popoli della terra

15 Ottobre 2020 Alba, Chiesa, Cultura, Primo Piano Versione accessibile

Non siamo in guerra, siamo fratelli e sulla stessa barca

MAGISTERO Sabato 3 ottobre ad Assisi, papa Francesco ha firmato sulla tomba di san Francesco la sua terza enciclica sul tema della fraternità e dell’amicizia sociale: Fratelli tutti. Un’enciclica che il Papa ha voluto siglare dopo l’esperienza della pandemia, per invitare a porre fine all’adorazione della finanza e intendere l’economia come al sevizio dell’uomo.

Guerre, azioni predatrici, sopraffazioni di intere popolazioni, distruzioni ambientali, crisi dei rapporti interpersonali e infine la pandemia, sono i temi che maggiormente preoccupano il Papa e sui quali costantemente invita a riflettere. Fratelli tutti sfida i fondamentalismi che credono in opposte supremazie etniche o confessionali e non nella fratellanza tra diversi e proprio per questo uguali. L’enciclica si rivolge a tutta l’umanità, come la Pacem in terris di Giovanni XXIII, che non era indirizzata solo ai cattolici. Del resto Bergoglio ci aveva già abituati a documenti per tutti coloro che abitano il pianeta, come la Laudato si’, sulla custodia del creato. Con l’enciclica appena pubblicata, il Papa, ispirandosi chiaramente a san Francesco d’Assisi, che seguendo Gesù ha riconosciuto nella fraternità, vissuta nel segno del reciproco e amorevole servizio, l’orizzonte di una umanità compiuta e felice, ci consegna la bussola per orientarci in un futuro da edificare insieme con responsabilità e rispetto reciproco nelle diversità.

Papa Francesco risponde alle ansie, alle paure, ai sussulti del mondo dicendo «siamo tutti fratelli». È un principio fondante del suo pontificato che va ripetendo dal giorno della sua elezione, dichiarandolo ufficialmente il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi attraverso la firma del documento sulla fratellanza con i musulmani. Da ultimo, il 27 marzo, in una piazza San Pietro deserta a causa del Covid-19, rivolgendosi al mondo intero diceva: «Non siamo in guerra, ma tutti sulla stessa barca». C’è bisogno di reimpostare i parametri del confronto politico, economico, sociale e culturale, essere capaci di curare le ferite e riscaldare il cuore al prossimo in difficoltà. Con la pandemia in corso ci siamo resi conto della fragilità che ci segna e ci accomuna; abbiamo compreso come ogni scelta personale ricade sulla vita del prossimo sia di chi ci sta accanto fisicamente, ma anche di chi sta dall’altra parte del mondo. Tutto questo ci ha costretti a prendere atto del fatto che viviamo in una casa comune e siamo in tutto e per tutto fratelli. Per questo l’invito è condividere le risorse comuni, rispettare la casa che ci ospita ed essere solidali, garantendo a ogni persona la libertà di credo, pensiero, espressione e azione.

«Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani», ricordava il Papa ad Abu Dhabi.

Ora l’enciclica invita a riflettere sull’importanza del dialogo, della comprensione e della diffusione della cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e della convivenza tra gli esseri umani, contribuendo a ridurre problemi economici, sociali, politici e ambientali. Una convivenza basata sulla stima e sulla fiducia dell’altro attraverso la conoscenza che elimina il sospetto e la paura dell’ignoto. L’altro come un fratello e non come uno straniero. In questo senso, Fratelli tutti non è soltanto un documento, ma una vera e propria guida per andare verso uno sviluppo umano integrale di cui Francesco parla ormai da anni; ma che oggi, più che mai, è diventato una priorità per salvare l’ecosistema, lo sviluppo umano, la nostra idea di civiltà, cioè il vivere insieme.

Walter Colombo

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