CANALE Un monumento contro la guerra con una forte carica simbolica giace conservato in un magazzino poiché non trova collocazione nelle piazze. È l’assurda condizione che da diversi mesi affligge l’omaggio ai caduti e dispersi delle due guerre mondiali di Gino Scarsi, fabbro e artista canalese. Il monumento è una struttura in ferro modellata a caldo del peso di circa dieci quintali, che raffigura una mostruosa creatura a tre teste sulle quali stanno tre copricapi (che simboleggiano un generale, un fascista e un capitalista). Ai loro piedi, un soldato morto indossa un elmetto. Inaugurato a Canale nella piazza del Municipio, domenica 30 settembre 1977, alla presenza dello scrittore Primo Levi, il monumento è stato esposto (non senza destare scalpore) in molte piazze d’Italia e successivamente è stato donato dall’artista al Movimento nonviolento.
Dal 1984 è esposto ad Acri, in Calabria, o almeno così dovrebbe essere. Il monumento (dopo un restauro) è rimasto fermo nel magazzino di Scarsi, a Canale, poiché, a causa di problemi di dissesto finanziario, il Comune calabrese non ha i mezzi per riportarlo sul proprio territorio. Spiega Scarsi. «Ho ricevuto la richiesta di posizionare il monumento da parte dei Comuni di Bra, Guarene e Angrogna (nel Torinese), e diversi miei concittadini si sono espressi per riaverlo a Canale. Queste dimostrazioni mi hanno fatto piacere, ma perché ciò sia possibile occorre una liberatoria da parte del Comune di Acri, a cui la scultura fu donata». Prosegue lo scultore: «Anche se non è sostanziale il luogo in cui verrà esposta, è però importante che stia nelle strade, sotto gli occhi delle persone: è assurdo che un’opera contro le guerre e in omaggio ai caduti e dispersi non venga esposta».
Il tema è più che mai attuale, se si considera il dibattito che vorrebbe veder riabilitati i fucilati e i renitenti italiani alla Prima guerra mondiale. «All’inizio di novembre Franco Corleone, deputato ed eurodeputato per quattro legislature, ha attuato uno sciopero della fame perché il Parlamento discuta e approvi una legge sulla riabilitazione dei fucilati», conclude Scarsi, indicando un motivo ulteriore perché il monumento torni tra la gente. Potrebbe essere un omaggio e una riparazione nei confronti di soldati giustiziati quasi sempre senza processo, che attualmente occupano un posto buio e dimenticato, come il magazzino in cui giace il monumento di Scarsi.
Federico Tubiello