La Parola che ci fa capire il tempo e il futuro

PENSIERO PER DOMENICA – SECONDA DI AVVENTO – 6 DICEMBRE

Siamo tutti in attesa di un araldo che, con una voce potente, possibilmente più stentorea di quella del presidente Conte, ci sorprenda con l’annuncio che “è finita la schiavitù” del coronavirus. L’approssimarsi del Natale rende ancora più viva questa attesa, perché abbiamo tutti bisogno di una “consolazione” come quella che il secondo Isaia (Is 40,1-11) annuncia agli esuli ebrei a Babilonia: la fine della schiavitù. Le letture bibliche ci aiutano a vivere questo difficile tempo di attesa.

La Parola che ci fa capire il tempo e il futuro
Giovanni Battista annuncia la venuta del Messia, da miniatura del XVI sec. Madrid, Biblioteca nazionale.

Cosa aspettiamo? Quanto c’è in noi del sogno del profeta Isaia, dell’apostolo Pietro (2Pt 3,8-14), del salmista? Aspettiamo cieli nuovi e terra nuova, un mondo più giusto e misericordioso, un mondo senza guerre e senza violenze, o i nostri sogni non vanno al di là di una fetta di panettone, di una coppa di spumante, di una serata danzante, di una discesa sugli sci? Aspettiamo che finisca la “notte” e si torni a fare tutto come prima o proviamo a guardare avanti, a sognare un futuro diverso, un mondo radicalmente nuovo?

Abbiamo ancora il senso del tempo? Le parole della seconda lettera di Pietro – «Davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo» – non sono facili da decifrare. Possono essere lette anche come l’invito ad avere il senso del tempo, vivendo nella storia. Forse basterebbe il sano realismo del mondo della scienza che ci ha avvertiti che, se cominciamo oggi ad adottare comportamenti virtuosi e rispettosi dell’ambiente, ne vedremo i frutti verso il… 2050!

Per prepararsi al Natale e al “dopo” occorre cambiare la nostra mentalità. Ogni anno, nel tempo di Avvento, arriva puntuale il duplice richiamo di Giovanni Battista: l’invito alla conversione e a guardare avanti, a Gesù. Nel Vangelo di Marco (1,1-8) la sua figura troneggia, per annunciare con potenza una svolta radicale. Il primo passo, simboleggiato dal lavacro del Battesimo, è la conversione: renderci conto che siamo fuori strada – dal punto di vista economico, sociale, morale e spirituale – e cambiare rotta. Poi deve seguire l’attesa del «Battesimo nello Spirito Santo», che sarà il dono di Gesù. Noi sappiamo che lo Spirito renderà capaci di leggere con occhi nuovi la realtà e la storia, alla luce della parola di Dio. Prepararsi al Natale è entrare in questo sguardo di Dio. Celebrare il Natale è credere che un mondo diverso è possibile, perché la nascita di Gesù è il segno che Dio non ci ha abbandonati.

Lidia e Battista Galvagno

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