Ultime notizie

Ricostruiamo il Paese da dove non c’è lavoro

Ricostruiamo il Paese da dove non c’è lavoro

OCCUPAZIONE Giovanni è albese d’origine, proviene da una famiglia “normale” e dopo la laurea ha viaggiato in vari Paesi del mondo: Usa, Brasile, Canada, Thailandia. Era impiegato in un’azienda del territorio. A inizio 2020 è tornato in città e si è licenziato per «ricominciare una nuova vita vicino alla mia famiglia». Con lo scoppio della pandemia, però, non è riuscito a trovare impiego. «I primi tempi sognavo molto. Quasi sempre il tema era il lavoro: mi ritrovavo in Thailandia o in Argentina.

idiventavo il vecchio me stesso. Poi, finivo in un grande buco vuoto, che mi assorbiva e non mi lasciava più tornare. Quando mi risvegliavo provavo molta angoscia. Mi accorgevo che il vuoto era attorno, nella realtà, e che molti di noi vivevano in un perenne stato di attesa. “Che qualcosa cambi!, Che qualcosa si muova!”, pensavo. La pandemia proseguiva e, senza impiego, mi sentivo come se mi mancasse un pezzo. Se provavo a inviare curricula non ottenevo risposta. Nessuno vuole assumere in questo clima difficile».
Conclude Giovanni: «Così, ho iniziato a scrivere. Ho capito che il lavoro non è tutto e che il tempo che avevo a disposizione era un tesoro prezioso. Dallo scorso anno ho concluso due romanzi. Chissà se riuscirò a farli pubblicare… Lo so. Non tutti sono fortunati come me e possono tramutare il vuoto in creatività. Chi può, lo faccia: l’occasione di dedicare tempo a sé stessi capita una volta nella vita. Musica, arte, meditazione, movimento, poesia. Qualsiasi strumento».

Giovanni non racconta una storia singola, la sua è una vicenda nazionale. L’Osservatorio sul precariato dell’Inps ha pubblicato a fine marzo i numeri che fotografano la situazione del lavoro in Italia: emerge un Paese sempre più immobile. Primo dato: le assunzioni attivate dai privati nel corso del 2020 sono state 5 milioni e 28mila, con una forte contrazione rispetto al 2019 (-31%), una discrasia ovviamente causata dalla pandemia. Si è così creato un vero popolo di “non lavoratori”: nell’arco di un anno questo stravolgimento ha interessato ogni ambito geografico e sociale. Il calo delle assunzioni ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, risultando però più accentuato per le assunzioni con contratti di lavoro a termine (intermittenti, somministrati, a tempo determinato). Nel 2020 i rapporti che si sono stabilizzati rispetto a quelli a termine sono stati 553mila, in pesante flessione nel confronto con lo stesso periodo del 2019 (-22%).

Le cessazioni sono invece state nel complesso 5 milioni e 688mila, vale a dire molte di più in confronto alle attivazioni. La variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente non pare però reale ed è spiegabile solo con l’introduzione del decreto Cura Italia, che prevede il divieto di licenziamento per ragioni economiche. Lo sblocco di questa misura è stata prorogata al 30 giugno 2021, ma sono in molti a sperare in una sua prosecuzione: in caso contrario, centinaia di migliaia di persone a causa delle condizioni critiche in cui versano le aziende potrebbero ritrovarsi senza occupazione. Per quanto riguarda il Piemonte, l’Istituto nazionale di previdenza sociale registra invece una diminuzione di 40.970 contratti rispetto al 2019. 17.036, a tempo indeterminato, si sono salvati per effetto del blocco dei licenziamenti, mentre sono scese di 58mila circa altre tipologie di lavoro: a termine, in apprendistato, stagionale, intermittente e somministrato.

Dietro la matematica, tuttavia, pulsano cuori, vivono corpi e legami, esistono biografie, ricordi, affetti, paure e sogni. Sembra che le misure per contrastare l’avanzata della pandemia da Covid-19 abbiano creato molte difficoltà nel tessuto economico: ricucire questi strappi dev’essere ora un impegno collettivo.

Sara Elide

Si cercano braccianti agricoli, colf, badanti e impiegati amministrativi: le professioni più gettonate del 2021

«La cassa integrazione arriva senza regolarità. Da ottobre ho percepito circa mille euro. La vita sta diventando difficile»: Luisa ha 27 anni e ha sempre lavorato ad Alba come cameriera di sala. Ma ora sta esaurendo i soldi e, se non troverà soluzioni, dovrà tornare a vivere coi genitori. È lei a spiegare: «Per una persona della mia età, è un duro colpo. Mi sento sbagliata. So che la situazione sociale ed economica è delicata, ma dopo un anno di fermo la mia autostima è in picchiata».

In Piemonte, nel Paese e nel mondo sono molti a vivere le emozioni di Luisa. I vissuti di queste persone confluiscono nel contenitore invisibile che non può essere fotografato dalle statistiche. Sono i progetti persi, i sogni interrotti e le esperienze non vissute, materiale che costituisce l’eredità più pesante da sopportare di quest’anno. Se invece stiamo ai numeri comunicati dall’Ires (Istituto per le ricerche economiche e sociali), le assunzioni in Piemonte nelle prime 11 settimane del 2021 si assestano su un totale di 150mila, cioè 700 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020, anno che aveva visto sfumare nei primi tre mesi oltre 16mila comunicazioni d20i lavoro nel confronto con il 2019. A metà marzo di quest’anno, le professioni più gettonate erano il bracciante agricolo (2.282 richieste), la badante e la colf (1.300) e pure l’impiegato amministrativo (599). Gli impieghi meno richiesti erano invece – in diretta connessione con l’incedere della pandemia – il cameriere di sala, il barista e il bidello. Questi dati sulla nostra regione descrivono una situazione in cui molte persone sono costrette a ripensare le strategie esistenziali, mentre la distribuzione della ricchezza diventa più iniqua (si veda pure l’intervista qui sotto).

s.e.

Banner Gazzetta d'Alba