Il campo nomadi è sempre al palo: «Bo batta un colpo»

Il campo nomadi è sempre al palo: «Bo batta un colpo»
Il campo nomadi sorge in un'area a rischio esondazione: la sua demolizione è stata decisa dal tribunale

ALBA A distanza di un anno, torna di attualità la demolizione delle strutture abusive in muratura del campo nomadi Pinot Gallizio, annunciate dal sindaco Carlo Bo l’estate scorsa. La questione si protrae, in realtà, da oltre 10 anni, in seguito a una sentenza del Tribunale che ne imponeva l’abbattimento per diversi motivi: occupazione e costruzione abusiva, allacciamento non autorizzato alle reti del metano, taglio dell’argine dello scolmatore. L’Esecutivo di Maurizio Marello nel 2015 assegnò i lavori a un’azienda – la Varian Srl di Cattaneo, in provincia di Perugia –, ma se ne fece nulla.

Sul tema interviene ora l’opposizione di Uniti per Alba, denunciando nuovi accampamenti non lontani dal Gallizio: «Esprimiamo preoccupazione verso il recente aumento degli accampamenti lungo il Tanaro e nel quartiere Mussotto. L’Amministrazione Bo deve prendere coscienza della provenienza delle persone e occuparsi in modo incisivo delle questioni sociali e di ordine pubblico».

L’ex vicesindaco Elena Di Liddo: «Il 18 dicembre 2015, con lo stanziamento di 120mila euro, è stato approvato il progetto di demolizione delle costruzioni abusive. Purtroppo, constatiamo che l’iter è fermo all’affidamento dei lavori e chiediamo quindi di portare a compimento un importante intervento del precedente Esecutivo. Pensiamo che tale operazione possa contribuire alla riduzione degli insediamenti non autorizzati, ridefinire l’utilizzo del Gallizio e dare una sistemazione alle famiglie che lo abitano». Di Liddo precisa: «Nel luglio 2020 il sindaco Bo in Consiglio ha dichiarato imminente l’avvio dei lavori, ma dopo quell’annuncio nulla è stato fatto. Vorremmo che l’Amministrazione, avvalendosi della collaborazione del consorzio socioassistenziale e delle Forze dell’ordine, batta un colpo e inizi a occuparsi di questioni spinose, ma importanti. Gli albesi da tempo chiedono un intervento decisivo da parte di chi è responsabile della sicurezza, cioè il sindaco. Pensiamo sia opportuno approfondire al più presto il tema in quarta Commissione. Al centro del dibattito vanno messe sempre le persone, soprattutto se si tratta di fasce deboli, bambini, anziani o nuclei in difficoltà. Inoltre, la legalità è un principio da far risuonare, così come la sicurezza è un bene da tutelare, non un cavallo di battaglia da utilizzare in modo strumentale quando fa comodo. Basta proclami, ora bisogna intervenire!».

Il sindaco Carlo Bo replica: «Stiamo lavorando per una soluzione diretta al rispetto delle persone, senza procedere ad azioni eclatanti, che avrebbero il solo effetto di esacerbare gli animi. Alcuni nuclei sono peraltro già stati ricollocati. Mi chiedo perché la minoranza non abbia demolito le strutture abusive nei dieci anni di sindacatura di Maurizio Marello».

Il campo nomadi albese è nato nel 1956, sotto la spinta di Pinot Gallizio, “il re degli zingari”, artista albese che si spese per trovare un’area per loro sulle sponde del Tanaro. Qui nacque una piccola città di Sinti piemontesi che si integrarono nel tessuto sociale, andando a scuola ad Alba e spesso diventando imprenditori: un modello che travalicò i confini come esempio di nomadismo stanziale.

Le prime strutture abusive in muratura al Pinot Gallizio sono comparse negli anni Ottanta. Dopo l’alluvione del 1994 arrivarono i primi ordini di sgombero. Il sindaco Enzo Demaria studiò un progetto per spostare il campo nel quartiere Vivaro. L’Amministrazione di Giuseppe Rossetto predispose un piano da 600mila euro per il trasferimento, ma le operazioni si fermarono per le resistenze incrociate. Nel 2015 Marello deliberò la cifra di 120mila euro per la demolizione delle opere irregolari, da recuperare con le multe comminate nei controlli al campo. Ma l’iter è ancora una volta rimasto al palo.

Marcello Pasquero

Banner Gazzetta d'Alba