Per il Wwf, gli allevamenti intensivi hanno un notevole impatto sul cambiamento climatico

In vista del Pre summit food di Roma, l'associazione ha presentato i risultati di un'inchiesta sul tema

Per il Wwf, gli allevamenti intensivi hanno un notevole impatto sul cambiamento climatico

AMBIENTE Lunedì 26 luglio inizierà a Roma il Pre summit food, vertice Onu che parlerà dei problemi legati all’alimentazione e allo sfruttamento delle risorse. Per l’occasione, il Wwf ha pubblicato l’inchiesta Dalle pandemie alla perdita di biodiversità. Dove ci sta portando il consumo di carne.  L’analisi vuole «promuovere una riflessione verso un ripensamento globale dell’attuale sistema di produzione e consumo della carne e dei derivati animali». In particolare, è evidenziato il fatto che, negli ultimi cinquanta anni, i consumi di carne abbiano subito un netto incremento, tanto che oggi nel mondo il 70 per cento della biomassa di uccelli è composto da pollame destinato all’alimentazione umana. Ogni anno vengono macellati a scopo alimentare 50 miliardi di polli, di cui circa il 70 per cento allevati in maniera intensiva. Tra i mammiferi, le proporzioni sono ancora più impressionanti: il 60 per cento del peso dei mammiferi sul Pianeta è costituito da bovini e suini da allevamento, il 36 per cento da umani e appena il 4 per cento da mammiferi selvatici.

Un impatto notevole sul cambiamento climatico

Secondo l’indagine, gli allevamenti avrebbero un notevole impatto sul cambiamento climatico. Nel comparto agricolo, tra i maggiori responsabili della produzione di gas serra ci sono gli allevamenti intensivi che generano il 14,5 per cento delle emissioni totali. Le emissioni di azoto causate dagli allevamenti sono un terzo di quelle prodotte dall’uomo. A livello europeo, la produzione agricola è responsabile del 12 per cento delle emissioni di gas serra. La maggior parte deriva dagli allevamenti, in particolare dal bestiame bovino. Inoltre, in Italia gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di inquinamento da polveri sottili, preceduti solo dal riscaldamento degli edifici. L’espansione dei consumi di carne porta a un aumento della deforestazione.

337 milioni di capi allevati nel mondo

Per il Wwf, gli allevamenti intensivi hanno un notevole impatto sul cambiamento climatico 1Nel 2019, a livello globale, la produzione di carni (bovine, ovine, avicole e suine) è ammontata a 337 milioni di tonnellate, prodotte prevalentemente in sistemi intensivi. La carne suina rappresenta oltre un terzo della produzione mondiale, il pollame il 39 per cento e la carne bovina il 21 per cento. L’Italia, con 23 milioni di capi allevati, è quarta in Europa per numero complessivo di capi. Ogni 100 abitanti, ci sono circa 11 mucche, 14 maiali, 11 pecore e 1,75 capre. Dagli anni 60, la popolazione mondiale è più che raddoppiata, arrivando a oltre 7,8 miliardi attuali. Nello stesso arco di tempo, il reddito medio globale è più che triplicato e in maniera proporzionale anche il consumo di carne, che varia a seconda dei Paesi. Nei Paesi sviluppati si consumano circa 70 chilogrammi pro capite annui di carne contro i 27 dei Paesi in via di sviluppo.

Dice Eva Alessi, responsabile del settore sostenibilità del Wwf Italia: «Sono necessarie soluzioni in grado di cambiare alla radice un sistema che ha conseguenze drammatiche sul Pianeta. Serve attuare una transizione ecologica dei metodi di allevamento e delle pratiche agricole eliminando logiche rivolte al profitto che vedono sempre più animali allevati».

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