TORINO Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta entra nel dibattito sul completamento dell’autostrada A33 Asti-Cuneo con una lunga lettera indirizzata al ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini. L’associazione, nell’esporre elementi di perplessità riguardo a un viadotto, realizzato ai margini del Tanaro e a ridosso del territorio patrimonio Unesco, ritiene sia auspicabile tornare al progetto della galleria che, a differenza del viadotto, oltre ad avere da tempo superato tutto il processo autorizzativo e quindi di più celere realizzazione, risulterebbe meno impattante dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
«Per queste ragioni» concludono da Legambiente «chiediamo al ministro Giovannini di applicare alla scelta del progetto la procedura di dibattito pubblico, così da contribuire a far conoscere a tutti i cittadini le importanti decisioni che riguardano il territorio e in modo da portare la politica a scegliere la soluzione migliore dal punto di vista della sostenibilità ambientale, economica e sociale».
Il testo della lettera
Caro Enrico,
ti scriviamo in merito alla scelta di tracciato di completamento dell’Autostrada A33 Asti-Cuneo e perché crediamo sia un’occasione per dimostrare l’innovazione nelle scelte che riguardano le infrastrutture – e che sappiamo condividi – possa venire dal dibattito pubblico.
Come sai, in data 30 ottobre 2020 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) ha sottoscritto con le concessionarie gli atti aggiuntivi alle convenzioni A33 e A4, consentendo così l’avvio dei lavori per l’ultimazione dei 9 km mancanti per il completo collegamento autostradale A33 Asti- Cuneo.
Il lotto 2.6 da terminare è diviso in due tronchi (2.6.a / 2.6.b). Il tronco 2.6.b, che interessa i Comuni di Alba, Roddi e Verduno, già possiede i provvedimenti approvativi e i lavori sono stati avviati, il progetto esecutivo del tronco 2.6.a, che va dal Comune di Verduno al moncone interrotto in Comune di Cherasco, è stato depositato in ottobre 2021 al Ministero della transizione ecologica e ha così avviato l’iter per ottenere le necessarie approvazioni.
L’accordo in questione può essere considerato un buon punto da cui ripartire per completare in fretta e bene l’autostrada, tenendo però anche in considerazione i tanti cambiamenti avvenuti negli ultimi due anni in termini di: possibilità di spesa, sensibilità ecologica (da qui la nascita del Mims), ripristino dei corretti ruoli concedente/concessionario autostradali a seguito del crollo del ponte Morandi di Genova.
Nel 2011 fu approvato un tracciato in galleria tutt’ora in vigore che aveva trovato il consenso del territorio perché riduceva l’impatto su una delle aree più belle e note nel mondo del nostro Paese, in un paesaggio buffer zone della zona Unesco delle Langhe.
Il ministro De Micheli decise di rivedere quella scelta, per ridurre i costi dell’intervento, individuando un tracciato esterno in viadotto ai margini del fiume Tanaro, in una zona di esondazione particolarmente invasivo da un punto di vista paesaggistico e ambientale.
Oltretutto questo tracciato in viadotto avrebbe tempi assai lunghi di approvazione, perché deve ancora cominciare le procedure di Via e Vas (divenuta obbligatoria a seguito dell’approvazione del Ppr Regionale nel 2017.
Proprio il Ppr ci ricorda che il riconoscimento Unesco non richiede solo politiche territoriali rivolte alla tutela del valore universale del sito (che considera già ferito dalla collocazione non appropriata del nuovo ospedale), ma colloca tutta l’area del lotto 2.6 nella cosiddetta buffer zone.
Dovranno inoltre essere esperite le pratiche dell’Ipcc/D.lgs. 46/2014 sull’ambiente (autorizzazione integrata ambientale), avere il nulla-osta dell’Aipo e la conformità con il Pai.
Occorre inoltre sottolineare che il Ministero dell’ambiente nel 2011 aveva bocciato la soluzione all’aperto proprio per le ragioni sopra menzionate.
Inoltre il recente documento della Commissione Europea del 12.2.2021 C(2021) 1054 “Orientamenti tecnici sull’applicazione del principio Dnsh “non arrecare danno significativo” a norma del regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza, afferma che la Via e la Vas non sono sufficienti per giudicare le criticità ambientali, ma sostiene che occorre anche verificare se l’opera in esame possiede i requisiti Dnsh, ossia “non arreca danno significativo”, citando esplicitamente i siti Unesco al punto 2.3-nota 18.
La soluzione per fare tutto per bene e rapidamente c’è: si torni all’ipotesi della galleria a due fornici che ha completato tutto il processo autorizzativo, concluso dopo lunghi anni di trattative e numerose conferenze dei servizi, si risparmia suolo riducendo la carreggiata al minimo previsto dalle norme.
Si rende gratuita la tratta da Castagnito a Cherasco, eliminando così la “gabella dei malati” ai cittadini di Langhe e Roero che si recano all’ospedale e alleggerendo il traffico locale sulla provinciale e sulle statali parallele, contribuendo alla riduzione dell’inquinamento della zona: sarebbe paradossale che dopo l’esproprio, si debba pagare l’uso della tangenziale di Alba, oggi gratuita, che si trova all’interno della tratta per cui si chiede la gratuità.
L’accordo concedente/concessionario, definito a seguito della delibera Cipe di Maggio 2020, prevede che si possa modificare il Pef per compensare eventuali minori ricavi causati dalla contrazione del traffico a causa del Covid o per le minori entrate dovute alla decisione politica di introdurre tratte di gratuità, oppure per realizzare alcune opere complementari.
Pertanto, una analoga modifica al Pef potrebbe essere adottata anche per ripristinare la galleria a due fornici: l’extra costo da noi stimato nell’ipotesi della riduzione della carreggiata è dell’ordine di 150-180 milioni di euro.
Il vero elemento necessario alla completezza del quadro è definire in modo trasparente l’entità dell’extra costo tra l’esterno e il tunnel; è indubbio, infatti, che la misura dell’extra costo dichiarato deve essere parametrato all’impatto sulla base del criterio della ragionevolezza.
A conferma della bontà della nostra stima, fatta prendendo a riferimento i costi consuntivi ragionevolmente recenti di opere simili, si ricorda che nel corso dell’audizione del 25.03.2016 presso la competente Commissione parlamentare, la Concessionaria ha presentato un preventivo di 644,94 milioni di euro (sulla base di un approfondito progetto esecutivo approvato dal concedente) valevole per l’intero Lotto 2.6, tunnel incluso.
Non ci risulta sia stata condotta una nuova campagna di sondaggi che abbia evidenziato ulteriori difficoltà nella realizzazione dei tunnel, né che sia stato eseguito un nuovo preventivo, né che il settore delle opere in sotterraneo abbia registrato un generale aumento di prezzi.
Con questa soluzione l’opera può essere conclusa entro il 2024, senza creare danni irreversibili al territorio. Riteniamo inoltre indispensabile richiamare la Vostra attenzione su quanto riportato sul verbale della conferenza dei servizi tenutasi presso la sede del Ministero dell’ambiente il 7 febbraio 2002.
In particolare, sono degne di nota le considerazioni in merito alle indagini condotte lungo il tracciato all’aperto del Lotto 2.6 tronco a, che ora viene ostinatamente riproposto in sostituzione del tracciato in galleria.
Riportiamo integralmente: «L’Anas pertanto ha disposto una campagna di indagini geognostiche volta alla definizione del progetto esecutivo, accurata e mirata ad analizzare la stabilità del versante interessato dalla progettazione. Dalla relazione generale del nuovo progetto emerge che:
- le risultanze della campagna, svolta sul versante della collina di Verduno (cascina Spia e Roggeri) e basata su un considerevole numero di sondaggi, hanno evidenziato come le problematiche di carattere geologico – geotecnico eventualmente risolte con la tipologia proposta nella precedente fase progettuale (tracciato all’aperto) sarebbero risultate estremamente invasive dal punto divista territoriale.
- Le problematiche di carattere geologico-geotecnico sono sintetizzate nei seguenti punti:
- Il versante in oggetto è sede di una paleofrana: infatti il PAI, emanato dall’Agenzia Interregionale Fiume Po e cogente per tutto il bacino padano, identifica quasi tutto il territorio attraversato dal lotto 2.6a in “frana attiva”, definendolo inoltre “Area a pericolosità molto elevata per esondazioni e dissesti di carattere torrentizio”;
- Su tutta l’area sono presenti con spessori di vari metri (spesso > 10 m) terreni rimaneggiati di origine colluviale, di accumulo di frana o derivanti dall’attività torrentizia dei corsi d’acqua minori; tale formazione presenta caratteristiche geomeccaniche estremamente scadenti ed è in condizioni di “frana attiva”;
- La formazione Gessoso-solfifera posta sotto la coltre è sede di fenomeni carsici; ovvero si hanno a profondità compresa tra 10 e 40 m numerose cavità, anche di dimensioni ragguardevoli (dell’ordine di alcuni metri) derivanti dalla dissoluzione dei minerali gessosi a opera delle acque di circolazione idrica sotterranea;
- L’andamento del versante è irregolare con presenza di vaste zone poste in contropendenza che favoriscono l’accumulo e l’infiltrazione delle acque nel sottosuolo;
- Nonostante la prevalente composizione marnosa-argillosa delle litologie presenti, vi è una circolazione idrica sotterranea non trascurabile estesa a scala dell’intero versante. La formazione di substrato effettivamente consistente e stabile è presente solo a profondità molto elevate e pari anche a -40 m rispetto al piano campagna in corrispondenza dell’attuale tracciato.
- Di fatto la bonifica dell’area di potenziale frana, effettuata con tecniche di regimazione delle acque di ruscellamento e l’intervento di drenaggio delle acque all’interno della coltre stabile, è risultata di notevole impatto. Le occupazioni territoriali e la profondità degli interventi risultavano di gran lunga superiori a quelli preliminarmente preventivati e l’efficacia della soluzione veniva subordinata a una periodica manutenzione, mirata a mantenere in efficienza il sistema
- Le problematiche sopra descritte hanno imposto la ricerca di tracciati alternativi (il tracciato in galleria);
- L’analisi è stata effettuata valutando sia i vincoli territoriali esistenti sia gli aspetti tecnico economici delle nuove soluzioni proposte;
- La soluzione, oggetto della presente progettazione, rispetta i vincoli territoriali, quali l’esigenza di mascherare il tracciato dai punti di vista sensibili, quali la tenuta di “Pollenzo”, e inoltre garantisce ottimali condizioni di sicurezza nell’attraversamento della zona instabile».
Non ci risulta che negli anni a seguire siano state condotte altre campagne di prospezione geologica-geotecnica che contraddicano le considerazioni sopra riportate o che le rendano del tutto irrilevanti. Considerazioni che paiono anzi confermate, in tutto e per tutto, dalle annose e dispendiose vicende legate alla realizzazione dell’ospedale Alba/Bra a Verduno. In tempi successivi alla conferenza di servizi citata, è intervenuta una ulteriore complicazione, ossia l’iscrizione tra i siti definiti dall’Unesco Patrimonio dell’umanità: quindi un territorio legato al valore universale riconosciuto al patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale di Langa e Roero. Di conseguenza tutto il lotto incompiuto 2.6 della A33 risulta compreso nella buffer zone del sito denominato Langa del Barolo che comporta l’adozione dei provvedimenti previsti sia dal PPR approvato nel 2017, sia dal Rrf approvato dal Parlamento europeo nel dicembre 2020. Il tracciato in esterno impatterebbe in modo rilevante anche sul cambiamento climatico e questa sarebbe la prima e unica grande opera per la provincia di Cuneo in cui l’ambiente resterebbe il vero sconfitto.
Nessuno mette in discussione la necessità di completare il tronco mancante dell’opera, al contrario la scelta riguarda la soluzione che permette di avviare i lavori più rapidamente ma soprattutto di realizzare un’opera che sia davvero integrata nel territorio e nel paesaggio, che non arrechi danni irreversibili a un territorio così delicato e che sta già subendo rilevanti impatti dei cambiamenti climatici, per questo chiediamo di applicare alla scelta del progetto più efficace la procedura di dibattito pubblico introdotta nella scorsa legislatura e che proprio grazie al tuo intervento verrà applicata a diverse opere infrastrutturali importanti, e che potrebbe contribuire a far conoscere a tutti i cittadini le importanti decisioni in corso che riguardano il territorio e partecipare al confronto, in modo da portare la politica a scegliere la soluzione migliore da un punto di vista della sostenibilità ambientale, economica e sociale.