Le ipotesi per il futuro dello sferisterio Mermet

Le ipotesi per il futuro dello sferisterio Mermet
Il rendering dell'ipotesi progettuale di Stefano Wlliam Costa.

PALLAPUGNO A poco più di un mese della finale del massimo campionato, il Mermet è tornato al centro dell’attenzione, non per aspetti sportivi, ma architettonici e urbanistici. La commissione giudicante del concorso di idee bandito dalla fondazione Sferisterio Mermet per la salvaguardia e la riqualificazione dello storico impianto si è riunita nei giorni scorsi per esaminare i sei lavori presentati, selezionandone due, ritenuti più completi e in linea con il bando.  Si tratta delle soluzioni ipotizzate dagli ingegneri Andrea Corino (di Alba) e Danilo Picca (di Saluzzo) e dal designer cuneese Stefano William Costa. Ai lavori è stato assegnato un primo premio ex aequo.

Il progetto di Andrea Corino (Hohme, studio di architettura e interior design) e Danilo Picca ripropone, in maniera stilizzata su via Diaz, su una superficie metallica grigliata e forata, la vecchia facciata ottocentesca dell’architetto Busca. Il collegamento tra i due lati del campo sarà facilitato da una passerella che fungerà anche da copertura per il pubblico, posta sopra lo storico muro in mattoni, che sarà sempre visibile dal terreno di gioco. «Sotto le tribune di fondocampo saranno inserite le due aree di battuta e gli spazi ora destinati agli spogliatoi verrebbero trasformati in servizi per il pubblico e magazzino», si legge nella relazione dei due progettisti. Dalla parte opposta, verso via Enrico Toti, sarà collocato (come oggi) l’ingresso allo sferisterio, con biglietteria e bar-ristorante, accessibile anche dall’esterno quando il campo è chiuso al pubblico. Nella stessa zona sorgerà una torre circolare che richiama il pugno fasciato del giocatore (i progettisti pensano di intitolarla ad Augusto Manzo). Al primo piano verrà collocato il museo dedicato alla pallapugno e alle altre discipline sferistiche italiane ed estere. Al secondo ci saranno vetrate con vista sul campo e una sala riunioni per la fondazione Mermet e la Pallonistica Albese.

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Il progetto di Andrea Corino e Danilo Picca.

Andrea Corino allo sferisterio Mermet ha già dedicato la propria tesi di laurea e da anni lo frequenta da giocatore (era in panchina con l’Albese anche nella finale dell’ottobre scorso). Il suo progetto prende in considerazione anche il muro d’appoggio, con la caratteristica sporgenza poco dopo la metà campo (la cosiddetta pupa). «Per la sua storicità, si intende mantenerlo con le medesime caratteristiche estetiche, riparando la rete di appoggio che lo sormonta, in modo da renderla più regolare possibile», precisa Corino.

Anche Stefano William Costa ha praticato il balon. «Giocavo da bambino e ho frequentato qualche corso», racconta. «Il bando mi ha incuriosito e il tema era interessante», afferma il progettista cuneese.
La proposta di Costa prevede due fabbricati sui lati corti, collegati da una passerella per ospitare spazi espositivi e percorsi per il pubblico. «Con una visione del campo dall’alto si ha una percezione migliore della partita», afferma Costa, che aggiunge: «Il bando prevedeva un’interconnessione con il tessuto urbano. Per questo motivo, dall’esterno, la passerella su via Diaz richiamerà l’aspetto dei vagoni del treno, elemento architettonico che rimanda alla vicina stazione ferroviaria». Costa fa notare anche la scarsa presenza di verde nella zona (due alberi per circa 1.200 metri quadrati). Pertanto, «pensando di riqualificare un’area che un tempo era vanto per tutto il Piemonte e la Liguria di Ponente, il mio progetto tiene conto di questi fattori: maggior quota di verde disponibile, eliminazione delle barriere architettoniche, tribune coperte, connessione con il tessuto urbano e rispetto della normativa di sicurezza per gli impianti sportivi». Il lato lungo si presenterà quasi interamente vetrato mentre su via
Diaz ci saranno le uscite di sicurezza.

Il presidente della fondazione Mermet Nando Vioglio precisa che non c’è nulla di definitivo e che si tratta soltanto di idee e proposte per il recupero dell’impianto. Idee e proposte che, per essere concretizzate richiedono tempo e soldi. «Non abbiamo chiesto ai partecipanti di presentare dei progetti esecutivi, ma soltanto delle idee da sviluppare. I due lavori hanno risposto bene alle indicazioni del bando, mettendo in evidenza sia il risanamento del muro lungo via Diaz, sia la realizzazione del museo, elemento che riteniamo fondamentale per la riqualificazione dello sferisterio anche in ambito culturale e turistico».

Corrado Olocco

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