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Allontanamento zero: il Comune sostiene la legge regionale, l’opposizione non ci sta

Allontanamento zero: il Comune sostiene la legge regionale, l'opposizione non ci sta
L'assessora comunale Elena Di Liddo

SOTTO LE TORRI La richiesta dell’opposizione di Uniti per Alba, al sindaco e alla Giunta, non lascia spazio a dubbi. Prendere una posizione netta contro il disegno di legge regionale sull’Allontanamento zero e chiederne il ritiro. Il tema è stato affrontato durante la quarta commissione consigliare della scorsa settimana, in attesa di approdare nel Consiglio di fine marzo. Il motivo per cui il disegno di legge sta facendo molto discutere riguarda l’approccio al tema. Se da un lato si propone di introdurre la necessità di attivare un progetto educativo famigliare di almeno sei mesi prima di attivare tale misura, più volte l’assessora regionale ai Servizi sociali Chiara Caucino si è espressa in maniera netta. Lo ha ricordato il consigliere di minoranza albese Elena Di Liddo: «A più riprese l’assessora regionale ha dichiarato che in Piemonte i servizi sociali allontanano i minori dalla famiglia con troppa facilità e che il sistema degli affidi genera interessi economici. Il suo obiettivo è avere zero allontanamenti o comunque ridurli fino all’80 per cento, dirottando sulle famiglie i fondi destinati alle comunità residenziali. Questo attacco rappresenta una forma di delegittimazione degli operatori dei servizi sociali, aumentando la sfiducia nei loro confronti».

Alla quarta commissione, è intervenuta l’assessora alle Politiche sociali Elisa Boschiazzo, che ha usato un tono del tutto diverso: «Prima di tutto, visto che parliamo di un disegno di legge ancora da approvare, non ritengo che il Comune rappresenti il luogo ideale nel quale affrontare l’argomento. Nella mia esperienza degli ultimi anni, ho avuto modo di valutare molto positivamente l’operato dei nostri servizi sociali. Dall’altro lato, ritengo che sia molto importante preservare la famiglia. Pertanto non trovo così insensato questo disegno di legge: anzi, direi il contrario».

Ha partecipato anche Marco Bertoluzzo, direttore del consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe e Roero, che sul territorio si occupa dei minori in situazioni personali o famigliari complesse. Il suo è stato un punto di visto tecnico: «Esistono varie tipologie di allontanamento. Il primo è quello urgente, regolato da una vecchia norma del 1942. Per il nostro territorio, parliamo di numeri molto bassi, che rimangono al di sotto delle cinque unità per anno». Diverso è il caso degli allontanamenti disposti dall’autorità giudiziaria: «I casi sono altrettanto contenuti, anche perché spesso di parla di fratelli: 7 allontanamenti nel 2018; 9 nel 2019; 6 nel 2020; 10 nel 2021. Tutto questo a fonte di più di 874 minori in difficoltà seguiti dal consorzio». Ancora diverso è l’affido, che prevede il mantenimento dei rapporti con la famiglia d’origine e una durata massima di due anni. «I più frequenti sono gli affidi diurni. Per esempio, ad oggi sono 49 quelli che coinvolgono bambini e ragazzi disabili, a cui le famiglie o le persone affidatarie offrono sostegno nel corso della giornata. I minori affidati alle comunità sono invece 22». Bertoluzzo si è anche focalizzato su alcuni aspetti pratici: «Per quanto riguarda le comunità, il problema più grande riguarda i costi, visto che parliamo di una tariffa che oscilla dai 100 ai 140 euro al giorno per minore. In più, le strutture sono pochissime nella nostra zona. Per quanto riguarda le famiglie affidatarie, parlare di un rendiconto economico è fuorviante: ogni famiglia ha un rimborso spese di 400 euro al mese, che coprono a malapena le spese essenziali».

Dopo aver ascoltato il parere dell’assessora Boschiazzo, commentano i rappresentanti di Uniti per Alba: «Viste le parole dell’assessora, difficilmente pensiamo che l’ordine del giorno verrà approvato, dal momento che la maggioranza sembra a favore della legge. Ma la sua applicazione avrà pesanti conseguenze sul nostro territorio, sul lavoro dei servizi sociali che si troveranno con meno risorse. Oltre ad avere a che fare con una normativa più rigida e pregiudizievole nei confronti degli stessi minori». E aggiungono: «Anche il vescovo Marco Brunetti e la presidente del consorzio Loredana Defilippi hanno sollevato perplessità in merito. Basti pensare alle esperienze presenti sul nostro territorio: la comunità di Altavilla e la comunità di Narzone, che con spirito di famiglia hanno dato una casa a tanti minori con difficoltà sociali e di salute. Pertanto ci auguriamo che, da qui al Consiglio, la maggioranza riveda la propria posizione».

Francesca Pinaffo

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