L’opera di Gino Scarsi contro le guerre è stata riportata ad Acri

L’opera di Gino Scarsi contro le guerre è stata riportata ad Acri

CANALE Dopo un lungo periodo di stallo, in cui è rimasto ricoverato nel magazzino del laboratorio dei fabbri Scarsi, a Canale, il monumento contro le guerre dedicato ai caduti e dispersi, ritornerà ad Acri (Cosenza) per essere esposto nella piazza del paese a cui era stato originariamente donato.  L’opera, realizzata da Gino Scarsi nel 1977, è una struttura in ferro modellata a caldo del peso di oltre dieci quintali, che raffigura una creatura a tre teste sulle quali stanno tre copricapi. L’idra mostruosa simboleggia le forze che causano i conflitti: un generale, un fascista e un capitalista. Ai loro piedi giace invece un soldato, inerme e trafitto, con indosso solo un elmetto. Oltre a condannare tutte le guerre e la violenza in genere, il monumento rappresenta bene come l’essere umano sia sempre, inevitabilmente, vittima dei conflitti, ed è diventato nel tempo anche un simbolo di riabilitazione alla memoria dei fucilati e dei renitenti durante la Seconda guerra mondiale. Tuttavia, grazie anche alla sua forte potenza espressiva, non ha mai avuto vita facile. Inaugurato a Canale nella piazza del Municipio il 30 settembre del 1977, alla presenza dello scrittore Primo Levi, il monumento è stato esposto (non senza destare scalpore) in molte piazze d’Italia.

Successivamente donata da Scarsi al movimento nonviolento, l’opera ha continuato il suo giro per le piazze italiane fino ad arrivare alla città di Acri nel 1984, l’unica che all’epoca si era offerta di esibirlo in pianta stabile in una piazza del paese. Per ragioni non ben note, dopo alcuni anni di esposizione, l’opera era stata ritirata in un magazzino e ritrovata per caso da un ex studente del liceo classico, che ha informato l’autore. Su decisione dello stesso Scarsi, il monumento è rientrato a Canale nel 2016 ed è stato sottoposto a un accurato restauro. Da allora il Comune di Acri, uscito dal dissesto finanziario solo nel 2021, non è mai riuscito a sostenere i costi di trasporto per il suo rientro, almeno fino a oggi.
«Dopo l’esposizione nel 2018 accanto al duomo di Alba, i Comuni di Bra, Guarene e Angrogna (nel Torinese) si sono messi a disposizione per ospitarlo nelle loro piazze e diversi concittadini hanno chiesto che rimanesse a Canale», racconta Scarsi, che tuttavia ha mantenuto fede alla scelta fatta in passato. «Visto il valore universale del messaggio, non è rilevante il luogo in cui verrà esposta l’opera. È però importante che stia nelle strade, sotto gli occhi delle persone, in mezzo alla gente». Ora, il monumento che rappresenta il dolore e l’assurdità della guerra si trova di nuovo ad Acri a diffondere un messaggio che in queste settimane è più che mai necessario ricordare.

Federico Tubiello

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