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Strada Croci: l’ultimo lembo di collina in mezzo alla città

ALBA L’area percorsa da strada Croci ha connotati residenziali nella parte bassa e agricoli verso la sommità: come nella maggior parte delle vie secondarie la carreggiata è molto stretta ma la tratta è cieca quindi, per quanto riguarda i veicoli, non si creano particolari problemi con il traffico. C’è, però, un punto critico, illustrato da alcuni dei residenti: «La prima curva, circa duecento metri dopo l’inizio della strada, è davvero pericolosa. La visibilità è assente e il rischio di scontrarsi, per quanti la percorrono nei due sensi di marcia, reale. In passato si sono verificati alcuni casi, fortunatamente senza conseguenze gravi: noi abitanti lo sappiamo e ci regoliamo di conseguenza, usando una grande dose di prudenza. Chi viene da fuori e per qualsiasi motivo deve arrivare qui, invece, rischia».

Strada Croci: l’ultimo lembo di collina in mezzo alla città

Come contromisura, già l’allora assessore ai lavori pubblici Alberto Gatto aveva fatto installare uno specchio: in questo modo, il punto cieco risulta più limitato. Lo spazio per un eventuale allargamento della carreggiata esiste: oltre la strada e il fosso che la costeggia c’è una striscia di terreno. «Il tutto, però, è complicato da un palo della luce, situato proprio in mezzo all’appezzamento». Roberto Poggi, consigliere del quartiere Moretta 2, abita dagli anni Settanta in strada Croci. «Di recente alcuni anziani si sono lamentati», spiega, «perché al fondo, verso corso Cortemilia, le automobili parcheggiano all’incrocio e nella fermata del bus, dove la sosta sarebbe vietata. La visibilità viene così azzerata e, dati i costanti intasamenti, diventa difficile immettersi. Purtroppo, in questo caso, tocca fare affidamento sul senso civico degli automobilisti». La questione è stata esposta, in una riunione del comitato di quartiere svoltasi nel mese di novembre, all’assessore Massimo Reggio. «Ci ha detto di conoscere le difficoltà e di essere intenzionato a trovare soluzioni per rimediare. Si tratta di problemi minimi, ma sono limitanti per gli anziani», puntualizza Poggi.

I marciapiedi sono presenti solo nelle prime centinaia di metri, anche perché, chiarisce il realismo di alcuni abitanti, «oltre non ci sarebbe lo spazio. Forse alcuni palazzi sono stati edificati senza rispettare le distanze, ma ormai resta poco da fare».

Dallo scoppio della pandemia, con il grande aumento dei volumi del commercio su Internet e le consegne a domicilio, accade che, quando devono entrare in alcune strade laterali, i furgoni non abbiano lo spazio di manovra sufficiente per girarsi. «Lo fanno in mezzo alla strada, anche dove la visibilità è poca, aumentando notevolmente il pericolo», proseguono alcuni residenti. Sul fronte rifiuti, invece, nel rione i grattacapi riscontrati in altre zone della città non sono stati avvertiti dagli abitanti: «Le immondizie non si accumulano e non abbiamo mai notato abbandoni in fossi, scarpate e sentieri».

Non si può dire lo stesso per il tema sicurezza. «Le coltivazioni arboree possono fare da nascondiglio ai malintenzionati; i casi riscontrati, però, rientrano nella media statistica. E si tratta sempre di piccoli furti», concludono.

Un chilometro di via fra vigne, palazzi e ville

Strada Croci deve il suo nome all’omonima cascina: inizia in corso Cortemilia, duecento metri dopo il santuario della Moretta, sullo stesso lato. L’arteria, dalla città porta dritti in campagna: il rione conta circa cinquanta abitazioni, tra cui alcuni cascinali storici, palazzi edificati dagli anni Sessanta e una serie di villette a schiera. L’asse viario, nella parte bassa, si dirama in cinque tratte laterali, che mantengono comunque la stessa denominazione.

Lunga circa un chilometro, la strada ha una pendenza più accentuata in principio, una parte in falsopiano e un’ultima salita: attraversa noccioleti, vigneti e anche un piccolo bosco, prima di interrompersi in corrispondenza di due case. In origine la tratta era curata da un consorzio di abitanti: ognuno ne manuteneva una parte, con l’espansione urbanistica è divenuta comunale a eccezione della parte finale, ancora privata. La vista dall’alto, per chi va a fare camminate, è davvero imperdibile: la città è appena lì sotto, con i suoi rumori, ma il traffico irrita meno.

Le acque piovane sono l’emergenza

Beppe Mascarello, classe 1947, risiede fin dalla nascita in uno degli insediamenti storici della strada Croci. In una vita trascorsa da dipendente Enel, ha sempre continuato a coltivare la terra: ancora oggi, con le uve dei vigneti soprastanti l’abitazione, vinifica del Dolcetto.

Per anni ha avuto l’appalto per la rimozione della neve: «Dato che devo andare a lavorare presto, già verso le 4 del mattino andavo a sgomberare la strada. A un certo punto ho detto basta e poi sono anche cambiate le regole. Ora pulisco ancora il tratto privato di strada e vado nelle traverse laterali oltre ad alcuni cortili. Dovendo attaccare lo spartineve, ripasso lo stesso anche dove c’è già stato l’intervento», racconta. La conformazione collinare della località ripropone, anche in quest’area e sulla strada, il problema della regimazione delle acque superficiali. «Quando diluvia, tutto va a finire in corso Cortemilia e nel piazzale della Moretta. Lì è raccolta l’acqua della nostra collina e di via dei Partigiani. Dalla strada di Diano la si vede saltare giù e, per forza di cose, finisce anche su alcuni balconi: ci sono delle abitazioni, infatti, costruite sotto il piano dell’asse viario. Sono alcuni anni che non succede più, soltanto perché le precipitazioni sono state più scarse. Ma comunque il tubo è troppo piccolo per smaltire l’eccesso». Aggiunge la moglie: «Non fosse per mio marito e per altri che puliscono i fossi sotto le griglie, nessuno lo farebbe».

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I movimenti di porzioni di terreno sono collegati, senza dubbio, secondo Beppe, alle numerose sorgenti dell’area: «C’era una fontana verso il fondo della strada, la usavamo per rifornirci quando da altre parti l’acqua scarseggiava. Ora è in mezzo a delle case: non so in che stato sia ma sarebbe interessante recuperarla e farne un punto sosta», commenta.

C’è anche il tempo per ricordare un aneddoto: Beppe mostra una casa, «un ciabot che era abitato da due contesse poi morte di fame». E conclude: «In questa parte di collina vivono persone molto longeve. Anche mio padre lo è stato: è mancato due anni fa a 98 anni, era un reduce della Russia».

In pochi decenni la popolazione si è triplicata e mancano i rapporti sociali

A dispetto del buon tenore di vita e dell’armonia fra vicini, in strada Croci, secondo Roberto Poggi, «mancano i rapporti umani di una volta. Ci conoscevamo tutti: ora la popolazione è triplicata ed è difficile. Quindici anni fa, a inizio estate, si organizzava una cena all’aperto: l’avevano ideata alcuni nuovi residenti ma ora ci siamo persi». Dopo la pandemia, sono aumentati i camminatori, come racconta una coppia di anziani: «Non ci danno fastidio, anzi, facciamo qualche parola».

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Aggiunge Beppe Mascarello: «Qualcuno passa in mezzo ai filari. Ad alcune persone ho chiesto il perché: mi hanno detto che era per non disturbare, passando vicino alle case. In realtà, per noi non è un problema». I rapporti col Comune sono buoni ma «come in tutte le zone periferiche, un po’ di attenzione in più non guasterebbe. L’asfalto, per esempio, è lo stesso realizzato circa quarant’anni fa, lo hanno soltanto rattoppato ma mai rifatto».

Davide Barile

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