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Piemonte: modello virtuoso grazie al metodo e la collaborazione

I luoghi dell'abitare

ARTE Si sono appena concluse le giornate nazionali su “I luoghi dell’abitare. Potenzialità, vulnerabilità e cura” organizzate il 10 e 11 ottobre a Torino dall’ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto. Le giornate sono organizzate in collaborazione con la Consulta regionale della Regione Piemonte e Valle d’Aosta e con l’Arcidiocesi di Torino.

Valorizzazione, promozione conservazione sono state le parole che hanno guidato gli interventi rivolti ai 165 partecipanti arrivati da tutta Italia per gli incontri realizzati nuovamente in presenza dopo gli anni di pausa.

«Le nostre giornate sono occasioni programmatiche necessarie per fotografare l’oggi e per predisporre le linee d’indirizzo future», ha ricordato don Luca Franceschini, direttore dell’ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici. Ha ricordato inoltre la presenza capillare della Chiesa con 26mila parrocchie  e 66 mila chiese distribuite su 8mila comuni italiani.  Insieme a abbazie e monasteri questi posti sono centri di aggregazione ma anche luoghi di memoria collettiva che vanno conservati.

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Per monsignor Franco Lovignana l’arte sacra è sempre un racconto di salvezza. Mentre monsignor Derio Olivero ha ricordato come le chiese siano spesso un luogo in cui trovare consolazione e rifugio.

Il Piemonte è un esempio virtuoso poiché Regione, Curia, soprintendenza e fondazioni lavorano in armonia verso l’obiettivo comune. Per l’architetto Luisa Papotti: «La cifra che rende unico il Piemonte nel panorama nazionale è proprio la consapevolezza della responsabilità collettiva nella difesa del patrimonio». Ha poi aggiunto che: «Qui da sempre Chiesa, Regione ed enti di salvaguardia dei beni artistici cooperano per la tutela di monumenti, paesaggio e territorio».

Questo tipo di attenzione porta con sé la movimentazione di ingenti quantitativi di soldi: negli ultimi sei anni sono stati utilizzati 35milioni di euro in opere di manutenzione e restauro di chiese in Piemonte. Sono molti i risultati positivi ottenuti, ma ancora più importanti sono i metodi utilizzati.

«Un luogo che serva a una comunità non importa a chi appartenga. È un bene collettivo e come tale va gestito e curato», ha ricordato Roberto Canu.

Elisa Rossanino

 

 

 

 

 

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