Crisi di liquidità per Egea: se ne parla nel Consiglio comunale di martedì 28 febbraio

Egea tra "Le Aziende più attente al Clima 2023"

ALBA Egea naviga in cattive acque? Come Gazzetta d’Alba ha scritto più volte, da mesi si rincorrono voci su una situazione di crisi dovuta alla mancanza di liquidità, per via dei prezzi elevati dell’energia accumulati nell’ultimo anno, che rendono particolarmente ostiche le operazioni di compravendita per un soggetto come la multiutility albese, che produce una quota molto bassa di energia propria.

La stessa Egea, in particolare il presidente del Consiglio di sorveglianza Giuseppe Rossetto, non ha negato il problema, parlando anche di operazioni finanziarie e dell’eventuale ingresso di partner in grado rinforzare il gruppo, con riferimento in particolare a Egea commerciale, la società più importante, dal momento che gestisce l’intero pacchetto clienti.

A lanciare per primo il sasso, un anno fa, è  stato l’ex sindaco di Alba Maurizio Marello, oggi consigliere regionale: sua era stata l’indiscrezione circa il passaggio della società a Iren, un’eventualità che poi si è rivelata infondata, ma non del tutto, perché una proposta da parte dell’azienda torinese effettivamente c’era stata, secondo quanto aveva spiegato la stessa Egea. Proprio in quel frangente, di fronte all’amministrazione albese, Rossetto non aveva escluso la possibilità di inserire nuovi soci.

Negli ultimi mesi, poi, si sono aggiunge diverse segnalazioni di cittadini su presunte modifiche unilaterali ai contratti di fornitura dell’energia e del gas, che hanno rinforzato le voci sulla crisi di liquidità dell’azienda.

Nel Consiglio comunale di martedì 28 febbraio, l’opposizione chiederà chiarimenti sul tema, con un’interrogazione presentata dal consigliere del Pd Gigi Garassino e con una richiesta di convocazione di una terza commissione mirata, con l’audizione dei vertici dell’azienda e del Consiglio di sorveglianza. Egea è   una realtà partecipata dall’ente comunale albese al 5,76 per cento: la parte restante è divisa in quote più ridotte tra un centinaio di comuni e altrettante aziende private, anche se a detenere la fetta più importante della torta rimane la famiglia Carini, con una quota pari al 60 per cento.

f.p.

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