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La buona notizia d’una vita più forte della morte

PENSIERO PER DOMENICA – PASQUA DI RISURREZIONE – 9 APRILE

È possibile celebrare la Pasqua, ossia la vita e la speranza, avendo davanti agli occhi inquietanti segni di morte, come le immagini che arrivano dall’Ucraina o dai barconi colmi di disperati? Alla morte che incombe con il suo “per sempre”, la Pasqua lancia la sua sfida: credere che anche per chi muore sotto le bombe o tra le onde del Mediterraneo ci sia una risurrezione. Come farci portavoce di questo messaggio, sulla scia di Pietro che annunciava sulle piazze la risurrezione di Gesù (At 10,37-43)?

La buona notizia d’una vita più forte della morte
La risurrezione di Gesù, da miniatura fiorentina del XV secolo. Firenze, Biblioteca Laurenziana.

Cercare. La Pasqua è di chi cerca le “cose di lassù”, come suggerito da Paolo ai Colossesi (3,1), è ricerca di segnali di vita e speranza. Anche le persone che non conoscono Gesù e non credono alla risurrezione portano nel cuore una domanda: “Possiamo ancora sperare? E che cosa?”. Gli uomini d’oggi attendono la buona notizia di una vita più forte della morte, di un amore più forte dell’odio e della violenza. Qualcuno l’annuncerà a loro?

 

Correre. A Pasqua, secondo il Vangelo del giorno, tutti corrono. Giovanni (20,1-9) mette in risalto questo particolare: corre Maria di Magdala, dopo aver scoperto che il sepolcro era vuoto; corrono Pietro e Giovanni per andare a verificare. La corsa è segnale non solo di curiosità, ma anche di voglia di vivere, di fretta di andare, di ricerca della novità. È voglia di luce, è frenesia di lasciarsi alle spalle eventi negativi, segnali di morte. È un bisogno molto umano, come la voglia di uscire dopo giorni di pioggia o la prima passeggiata dopo una malattia o semplicemente l’affacciarsi alla finestra per ammirare l’alba di un nuovo giorno. La sorpresa di Pasqua è nientemeno che una tomba vuota! È ancora tale per noi o ci abbiamo fatto l’abitudine?

 

Credere e testimoniare. Neanche di fronte al sepolcro vuoto tutti credono; meno che meno subito. Ogni persona ha i suoi tempi. Nel Nuovo Testamento incontriamo gente che fa fatica, accanto a chi, come Giovanni ha un percorso più facile: «Vide e credette». Più logico il percorso di Maria, che arriva alla fede dopo l’incontro con il Risorto. Bella e importante è la catena dei testimoni: tutti sentono il bisogno di raccontare la propria esperienza di fede. La condivisione è occasione di crescita per tutti. Oggi purtroppo come credenti e come Chiesa fatichiamo a fare notizia, a sovrastare il silenzio assordante della morte e il fragore delle banalità. La sfida di Pasqua è ritrovare la forza della fede, la gioia dell’incontro con Cristo, momenti di condivisione in cui può risuonare la voce discreta ma persuasiva della testimonianza.

 Lidia e Battista Galvagno

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