Parco naturale Gesso e Stura, Cherasco unico Comune rimasto fuori

Parco naturale Gesso e Stura, Cherasco unico Comune rimasto fuori

CHERASCO Le associazioni ambientaliste (Camminare lentamente, Canale ecologia, Comuneroero, Italia nostra Bra e Piemonte, Laudato si’  Bra e Cherasco, Legambiente Langhe e Roero, Osservatorio per la tutela del paesaggio di Langhe e Roero, Piedixterra e Pro natura) si chiedono come mai l’area di Cherasco non sia inclusa nel Parco fluviale Gesso e Stura che, dopo l’istituzione del 2007 con l’inserimento dei Comuni di Borgo San Dalmazzo, Castelletto Stura, Centallo, Cervasca, Montanera, Roccasparvera, Roccavione, Vignolo e Sant’Albano Stura, è stata allargata a Fossano, Trinità, Salmour e Rittana, nel 2019.

«Come mai un progetto di tutela del territorio cheraschese, che apparentemente non crea problemi a nessuno ma al contrario permetterebbe di tutelare un territorio con rarissime specie di flora e fauna è stato dimenticato per tanti anni?», si chiedono gli ambientalisti e rivolgono «un caldo invito ai candidati sindaci in competizione e alle liste collegate, perché vogliano inserire questo importante obiettivo di carattere ambientale nei loro programmi  e si augurano che dopo le  elezioni il nuovo sindaco di Cherasco si attivi per organizzare con il Consiglio comunale un evento pubblico con i rappresentanti del Parco naturale Gesso Stura, per presentare alla cittadinanza i vantaggi di una eventuale adesione allo stesso».

Le caratteristiche del parco

L’area di Cherasco merita tutela e salvaguardia. I corsi d’acqua affluenti di destra della Stura, hanno scavato nell’altopiano profonde vallette , con pendii molto scoscesi che danno luogo a boschi fitti, in alcune zone quasi impenetrabili, che non hanno mai subito alcun tipo di coltivazione da parte dell’uomo: i rii di Cherasco, con una portata d’acqua pressoché costante, e con una qualità della stessa paragonabile, come purezza, ai torrenti alpini presentano una flora con ben 790 specie censite che delineano una biodiversità importante e una fauna che permette  ancora di trovare le specie che necessitano obbligatoriamente di acque limpide e pulite.

Per la flora troviamo anemoni, l’aglio ursino, la pulmonaria, le colombine, il mughetto, l’uva di volpe, il fior di stecco, la latrea comune, il campanellino, il giglio martagone. Tra la fauna, sicuramente presente è il tritone punteggiato, il vairone, il barbo canino, la trota fario, lo scazzone, il gambero di fiume, il picchio rosso, lo sparviere, l’astore, la faina, la martora, la puzzola, i caprioli.

La direzione del Parco da tempo sollecita la città a trovare una soluzione: basterebbe che il Comune deliberasse in merito, ipotizzando una fattibile perimetrazione da definire successivamente con la Regione; dovrebbe poi essere una formalità l’ottenimento dell’autorizzazione regionale.

Legambiente propose una decina d’anni fa di istituire un Sic (Sito di importanza comunitaria), ma la proposta non venne accolta e non pare una soluzione praticabile per portare a compimento l’operazione.

Viene menzionato da alcuni locali che sotto traccia ci sarebbe l’influenza ostruzionistica di alcuni agricoltori/cacciatori che, nonostante il parco non introduca vincoli particolari ma generi solo una limitante ai cacciatori non residenti che non potrebbero più cacciare nell’area, sarebbero contrari al progetto e verrebbero artatamente sobillati per interessi politici di parte, a scapito dell’interesse di tutta la collettività non solo cheraschese.

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