LETTERA AL GIORNALE Egregio direttore, ho letto gli articoli sulle nocciole e in particolate sull’Igp. Oltre a condividere quanto scritto aggiungo che il rischio è di perdere ancora clienti che, pur convinti delle virtù delle nostre nocciole saranno costretti a utilizzare altro perché non disponibili.
Per questo motivo proponiamo un prezzo di euro 10, Iva compresa, al grado per l’Igp (resa piemontese) + 10 euro/quintale per ogni grado superiore al 45% e 9 euro punto resa per la Tgt. Mi rimangono alcune perplessità:
1- Perché ci sono tabelle che parlano di applicare all’Igp la resa internazionale, con prezzi che variano tra i 7 euro e i 9 euro Iva compresa, con percentuali fino al 16% di cimiciato? Non è che qualcuno pensa di vendere il cimiciato come Igp, rovinando il buon nome del prodotto (come fanno alcune realtà)?
2- Fa piacere sentire il nuovo presidente del consorzio dell’Igp dire che bisogna cambiare registro sulle nocciole Piemonte e fare sistema, ma l’anno scorso (con il presidente precedente) abbiamo venduto Igp al prezzo di una Giresun turca e nessuno l’ha detto o scritto. Quindi chiudere la stalla quando i buoi sono scappati è sempre tardi.
3- Un discorso che metta al centro gli utilizzatori e i produttori agricoli di Igp è sempre valido, calcolando che le eccellenze artigianali sono le fedeli utilizzatrici di Piemonte Igp, a differenza dell’industria che, per ovvi e comprensibili motivi, deve ragionare in modo diverso. Una discussione in merito sarebbe gradita.
4- Capitolo a parte per le aziende agricole e cooperative che godono di un regime agevolato e un accesso facile ai contributi. Forse sarebbe giusto e corretto mettere un tetto al fatturato per definire un’azienda agricola, perché se si continua così le piccole realtà soffocano e l’agricoltura diventa solo per ricchi. Pur considerandomi liberale, credo urgano e necessitino regole giuste ed eque.
Flavio Benvenuto, Cortemilia