
L’INTERVISTA Enrico Veronese, originario di Torino, da anni è approdato nell’Albese, dove esercita la professione di nutrizionista. Da poco, ha pubblicato La dieta delle briciole (edito da Mondadori), sul suo metodo, che punta prima di tutto a sviluppare un rapporto sano tra la persona e il cibo, un concetto oggi per nulla scontato.
Veronese ha deciso di parlarne anche on-line, diventando uno dei comunicatori più seguiti del settore. Su YouTube, alcuni suoi video superano il milione di visualizzazioni.
Veronese, quanto conta il cibo nella vita delle persone?
«È un elemento fondamentale, paragonabile alla relazione con il partner: se non funziona, ci sono ricadute su tutti gli aspetti della vita. Un’alimentazione non corretta compromette tutti gli aspetti della salute. In più, il cibo deve apportare pure sensazioni positive: per questo, la dieta classica, intesa come restrizione, è spesso controproducente. Diventa un sacrificio, che non modifica il comportamento di chi cerca di dimagrire o di raggiungere un benessere maggiore. Non mangiare è l’errore più grande, perché il corpo attua un meccanismo conservativo: tutto rallenta, a fronte di un apporto minore di nutrienti. Il problema è che, non appena si molla la presa e si sgarra, si recupera tutto ciò che è stato perso. Ai miei pazienti sono solito ripetere: bisogna prima cambiare e poi fare la dieta. Senza un modello comportamentale corretto, il rapporto con il cibo non può cambiare. L’obiettivo è mantenere i risultati raggiunti».
Oggi c’è più consapevolezza, rispetto al passato, sulla sana alimentazione?
«Senza dubbio è in atto un cambiamento, se penso alle generazioni passate, per cui i dolci erano imprescindibili. Oggi si parla di più di alimentazione sana, ma dall’altro lato si rischia di cadere in un nozionismo superficiale, che può generare confusione. Troppe persone sono convinte di potersi prescrivere da sole la dieta, con conseguenze potenzialmente pericolose. Nei giovani, credo che ci sia più permeabilità su questi temi, ma non è sempre così purtroppo. Lo noto anche sui social, che sono un importante strumento di comunicazione, per chi vuole trasmettere dei messaggi corretti».
Un suggerimento da nutrizionista?
«Mi piace molto proporre la teoria dell’ospite: considerare sé stessi come qualcuno da accogliere al meglio nella propria casa e a cui proporre un’alimentazione ricca di tutti gli elementi necessari, ma allo stesso tempo buona e gratificante. A un ospite, non si presenterebbe di certo un piatto vuoto. Poi direi che è fondamentale procedere a piccoli passi, per raggiungere un modello sostenibile nel tempo: uno stile alimentare sano deve riuscire a reggere anche nei giorni di relax. Il cibo viene visto come la causa del problema, ma alla base c’è sempre un comportamento errato, su cui dobbiamo intervenire».
Francesca Pinaffo
