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Per la fondazione Crc: la Granda cresce, solo le donne non trovano lavoro

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ECONOMIA Il tessuto economico in provincia resiste nonostante un leggero calo rispetto al 2022, ma i dati del rapporto socioeconomico della fondazione Crc raccontano pure l’altra faccia.

La testimonianza 

«Quando mi guardo attorno, vedo a volte una terra densa di possibilità e ricchezza. Altre volte una landa desolata, in cui non cresce nulla e la solitudine entra nelle ossa come nebbia fredda, mentre le colline guardano immobili il nostro affanno, il nostro tran tran quotidiano operoso, ma senza più sostenibilità e aiuto reciproco».

Giada è una donna di 33 anni, ha una figlia e un compagno. Vivono in una casa a Roddi, lei fa l’insegnante e lui il meccanico.

«Nel periodo universitario ho viaggiato molto», dice Giada. «In India, Spagna e Australia. Ho visto comunità all’avanguardia, attente alla coesione e al senso civico, e civiltà invece “perdute”, la cui popolazione era priva di un destino comune. Alba e i Comuni circostanti sembrano talvolta un paradiso in cui è possibile trovare lavoro e realizzare i propri progetti (a me piace disegnare e fare laboratori con i bambini, ci sono molte occasioni di finanziamento e costruzione di reti), ma al tempo stesso sento che chi non ha famiglia e un impiego soddisfacente in questo territorio può fare ben poco, non esistono spazi sociali, un tessuto culturale fruibile con costanza, iniziative giovanili, centri aggregativi».

Inoltre, «qui l’identità collettiva è molto rigida, attenta all’apparenza. Se sei diverso vieni emarginato e se sei povero, vieni dimenticato. Insomma, in me convive un doppio sentimento: amore e odio». La testimonianza di Giada sembra rispecchiare i dati pubblicati a inizio novembre dalla fondazione Cassa di risparmio di Cuneo nel dossier socioeconomico, ampio rapporto di ricerca che ogni anno fotografa la provincia mettendo in evidenza forze e fragilità. Emerge così un contesto condizionato dalle crisi politiche e belliche internazionali, dagli smottamenti di un sistema occidentale in affanno.

Il dossier

Dal punto di vista economico si segnala una decelerazione della crescita: dall’incremento pari al 2,3% registrato nel 2022 si è passati in dodici mesi allo 0,8% del 2023. Il trend rimane positivo per tutti i settori, soprattutto le costruzioni (+6,9%), seguite dall’agricoltura (+3,3%), dal commercio (+1,2%) e dall’industria (+0,4%).

Aumenta ulteriormente l’export che si avvicina alla soglia degli 11 miliardi di euro di valore. Eppure, l’ascesa risulta in diminuzione rispetto agli ultimi anni. Potrebbe essere il segnale di uno stato di salute declinante, condizionato dalle difficoltà del sistema più ampio.

Pure il mercato del lavoro subisce qualche rallentamento: la provincia sospende il percorso di crescita occupazionale che si evidenziava dopo il 2020. Nel 2023 perde circa 1.500 unità sul 2022. Nel 2023 sono 261mila gli occupati nel Cuneese (ad Alba nel 2023 sono stati registrati quasi 40mila avvii) nella fascia di età 15-64 anni, circa lo 0,6% in meno dell’anno 2022, e il tasso di occupazione scende al 70% (comunque quasi 10 punti percentuali sopra le media italiana e 3 punti sopra quella regionale).

Sebbene i numeri mostrino un sistema in buona salute, è evidente l’aumento del divario di genere nel tasso di occupazione salito a 15 punti percentuali, ciò significa che le donne fanno molta più fatica degli uomini a trovare un posto di lavoro e il tasso di inattivi raggiunge il 27,3%, un valore che sebbene sia al di sotto del valore registrato a livello regionale e pure nazionale, è meno performante rispetto ai valori registrati nel Nord del Paese.

Anche su questa dimensione incide l’evoluzione negativa della componente femminile:  il 34,8% nel corso del 2023 non ha cercato un’occupazione lavorativa.

Non solo nei numeri economici, ma anche in quelli sociali si rispecchiano le due anime della Granda: da un lato la predisposizione alla crescita e alla solidità, la produzione di risorse e opportunità, dall’altro la disuguaglianza, l’esclusione e la precarietà.

 Stefano Mo

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