PENSIERO PER DOMENICA – PRIMA DI AVVENTO – 1° DICEMBRE
È sempre difficile spiegare l’Avvento, il tempo liturgico in preparazione al Natale. Che senso ha attendere un evento già avvenuto oltre 2mila anni fa? Una risposta la troviamo nella lettera di Paolo ai Tessalonicesi (1Ts 3,12-4,2): Gesù è già venuto, ma noi lo abbiamo incontrato? L’incontro con lui ha cambiato la nostra vita? Forse l’Avvento è questo: fare in modo che la celebrazione di un evento di 2mila anni fa ci porti a un incontro che ci cambi la vita. Dalle letture della Messa ricaviamo tre suggerimenti.
Gesù ci chiede di guardare in faccia la realtà. È il messaggio dell’incarnazione, della fedeltà alla terra. Ci giunge dal profeta Geremia (33,13-16) che denuncia ai contemporanei Sedecia: un re inetto e incapace di garantire pace e giustizia. La sua speranza, che arrivi presto un sovrano-Messia giusto, è anche la nostra, di fronte alle ingiustizie e alle guerre. Anche Luca (21,25-28.34-36) mentre riporta la promessa di Gesù di un suo ritorno finale, ha negli occhi le rovine di Gerusalemme e la distruzione del tempio. I sentimenti di paura e di angoscia si riferiscono a eventi già accaduti, mentre acquistano senso le parole di Gesù che aveva invitato a non perdere la speranza. Possono valere anche per noi di fronte alle rovine di Gaza o dell’Ucraina.
Il cambiamento deve cominciare da noi. Ascoltando le parole di Paolo e Gesù comprendiamo quanto sia indispensabile vigilare per non essere intaccati da quella malattia gravissima della coscienza che è l’indifferenza, la superficialità. Le parole di Gesù ci invitano a non lasciarci “appesantire” da distrazioni, ubriachezze e affanni, a liberare i nostri piedi dai “lacci” che non ci permettono di camminare dietro di lui. Cosa significhi camminare dietro Gesù ce lo spiegano le parole di Paolo: «Crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti».
ANNO DELLA PREGHIERA / 41 – La terza indicazione per l’Avvento è rivitalizzare la preghiera: «Vegliate, in ogni momento pregando». La preghiera ha bisogno di tempo e, lungi dall’addormentare la coscienza, rende vigilanti. Chi prega impara a guardare la storia con gli occhi di Dio, con il suo sguardo: più acuto e penetrante del nostro. Una piccola conferma storica: le prime persone, in Germania, capaci di cogliere e denunciare il pericolo del nazismo sono state persone di preghiera: Bonoeffer (teologo e mistico) ed Edith Stein (filosofa e poi monaca di clausura). La preghiera vera ci mette in guardia dai pericoli e alimenta la speranza: ci fa “alzare il capo”, in cerca di segnali di liberazione.
Lidia e Battista Galvagno