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L’attore albese Paolo Tibaldi è tornato dalla ‘Merica: «Ho recitato pure la Commedia»

L'attore albese Paolo Tibaldi è tornato dalla 'Merica: «Ho recitato pure la Commedia» 2

ALBA Si è concluso mercoledì 11 dicembre il viaggio di Paolo Tibaldi in Argentina alla ricerca delle radici piemontesi. Partito domenica 17 novembre, l’attore albese ha potuto viaggiare grazie al bando ministeriale Turismo delle radici, cui partecipano Guarene (capofila), Castagnito, Priocca e Monticello. Hanno fornito supporto le associazioni della Fapa (Federación asociaciones piemontesas argentinas) e, poche ore prima di partire, «si è aggregato Italea Piemonte, ente che si occupa proprio del turismo delle radici».

Il Paese sudamericano, tra Ottocento e Novecento, fu raggiunto da quasi tre milioni di italiani, in gran parte piemontesi. Prosegue Tibaldi: «Nella prima parte del viaggio sono stato nella regione di Cordoba. Supportato da Alejandra Gaido, segretaria della Fapa, ogni giorno ho fatto tappa in una località diversa. Per spostarmi usavo un’automobile messa a disposizione dall’amico Miguel Trigo Conte, argentino che passa molto tempo in Piemonte per stare vicino ai figli. Le distanze erano notevoli, ma i lunghi viaggi mi sono serviti per staccare e prepararmi alla destinazione successiva».

In ogni centro «sono stato accolto dalla persona di riferimento, poi ho incontrato il sindaco, gli alunni delle scuole e ho raccolto le testimonianze di persone legate all’immigrazione piemontese. Momenti molto intensi: alla sera mi riposavo recitando in uno spettacolo tratto da Merica e assistendo alla proiezione di Onde di terra sottotitolato in spagnolo».

Nella seconda parte del viaggio «sono stato affiancato da Liliana Mollo, professoressa d’italiano all’Università nazionale di San Luis, presidente della Dante Alighieri di Villa Mercedes e coordinatrice dei corsi, viceconsole d’Italia per la provincia di San Luis. Nella regione del Cuyo, a San Juan, Mendoza, San Luis e Villa Mercedes ho svolto attività in collaborazione con l’università e la Dante Alighieri. In questo caso, alla platea ho parlato soprattutto della forma mentis del piemontese attraverso l’etimologia delle parole. Lo spettacolo era adattato a seconda del pubblico che avevo davanti. Ho imparato in fretta lo spagnolo d’Argentina, che nella variante delle regioni visitate ha assorbito un termine nostrano come  altroché. Oltre al piemontese ho usato l’italiano: mi è capitato di recitare il quinto canto dell’Inferno».

Le persone intervistate «parlavano tutte dell’epopea della migrazione e, in parte, i racconti erano simili. Molto significativo l’incontro, a Sastre, con Lorenzo Merlo. Ottuagenario albese, in Argentina dall’età di undici anni, è stato un veterinario che si prendeva cura dei bovini presenti nelle enormi estensioni della Pampa».

Abituati alle grandi pianure, «tutti rimanevano stupiti dalla scena di Onde di terra in cui si ribalta un trattore. Campo, insieme ad abuelo, traduzione di nonno, sono state le due parole ascoltate con più frequenza». Nei prossimi mesi «organizzerò delle serate di restituzione in cui riporterò quanto appreso dai testimoni. Non credo di scrivere un libro: tante cose sono state già dette da chi sa farlo meglio di me».

Davide Barile

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