Ultime notizie

Consumo di suolo / Paolo Pileri: «Attenzione anche alle fonti rinnovabili e all’agricoltura»

Pileri, docente al Politecnico di Milano e uno dei massimi esperti in materia, interverrà questa sera, alle 20,45 alle fondazione Ferrero

Consumo di suolo / Paolo Pileri: «Attenzione anche alle fonti rinnovabili e all'agricoltura»
Paolo Pileri.

L’INCONTRO  Questa sera,17 gennaio alle 20,45, Paolo Pileri interverrà alla fondazione Ferrero di Alba durante l’incontro organizzato dalla comunità Laudato si’ Gazzetta d’Alba sul tema del consumo di suolo.

Pileri è professore ordinario di pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Si occupa, oltre che della salute della terra che calpestiamo, anche di progettazione di linee lente ciclo-pedonali, in chiave sostenibile. L’ultimo dei suoi libri è Dalla parte del suolo. L’ecosistema invisibile, pubblicato nel 2024 da Laterza.

Qual è lo stato di salute nella nostra zona, Pileri?

«I consumi di suolo in Piemonte risultano molto elevati. La provincia di Cuneo, nel 2023, è stata la seconda area più “vorace” in Piemonte, ma la prima per consumo di suolo pro capite, pari a 633 metri quadrati utilizzati per abitante (contro la media regionale di 400 metri quadrati, ndr). Un dato molto grave. Alba ha consumato 3,85 ettari in più, con un rallentamento rispetto al 2021, ma confermando la propria tendenza di espansione del cemento. Siamo ben lontani dall’avere acquisito una sufficiente consapevolezza collettiva e una prassi efficace per arginare il fenomeno. In alcuni territori, come l’Alessandrino e il Novarese, assediati dal settore della logistica e dal tema contraddittorio delle rinnovabili, queste dinamiche emergono con particolare forza».

Perché le fonti energetiche rinnovabili rappresentano un nodo critico?

«Il settore rinnovabile non è sempre sostenibile. I pannelli fotovoltaici a terra e l’eolico non rappresentano installazioni innocue per il suolo, perché occupano ampie porzioni di terreno e soprattutto lo compattano. Speravo che il Piemonte potesse avviare un censimento delle aree dismesse, in modo da collocare i pannelli su strutture già esistenti, ma questo non è stato fatto: gli imprenditori prediligono le procedure facili e convenienti. Tradotto: è meglio un campo aperto, piuttosto che ristrutturare alcune zone. Questo discorso non riguarda le comunità energetiche rinnovabili, che producono in modo condiviso, perché in questi casi i pannelli sono collocati sui tetti delle varie abitazioni e strutture».

Oggi quali sono i principali problemi della terra che calpestiamo?

«Il suolo è un grande regolatore climatico: si tratta di una verità poco chiara a chi detiene la responsabilità politica ed economica dei nostri territori. Uno dei problemi principali da affrontare, poi, riguarda la presenza delle microplastiche, che stanno aumentando in maniera molto considerevole: risultano quasi doppie nel terreno rispetto a quelle presenti negli oceani. Nelle pratiche agricole, vengono sovente utilizzati elementi di plastica come teli o altri materiali. Questi ultimi, dispersi o frantumati, rimangono nel suolo e la loro rimozione risulta quasi impossibile. Un altro problema è il cosiddetto schiacciamento».

Che cosa intende?

«Nel momento in cui compattano la terra, i macchinari agricoli alterano e danneggiano la costituzione spugnosa del suolo. Significa che le sue funzioni biologiche e vitali vengono degradate; l’acqua non riesce più ad attraversare i vari strati in modo corretto e i microrganismi non trovano spazi di vita. L’erosione dei suoli è ben visibile anche nelle Langhe e nel Roero: i macchinari, la piantumazione dei vigneti lungo quasi tutti i versanti collinari e tante altre pratiche di coltivazione condizionano la biodiversità».

 Stefano Mo

Banner Gazzetta d'Alba