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«Dono, incontro e condivisione: il percorso da seguire per il fine vita»

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Don Domenico Bertorello e Laura Marinaro

LA RIFLESSIONE «Dono, incontro e condivisione: sono queste le tre parole che esortano a interagire con la sofferenza in un modo più umano possibile, trasformando la malattia in possibilità di consapevolezza e connessione»: così don Domenico Bertorello, direttore dell’Ufficio diocesano della pastorale degli anziani e della salute della diocesi di Alba, riprende il messaggio di papa Francesco formulato in occasione della Giornata mondiale del malato, che ricorre l’11 febbraio.

In questo contesto, sabato scorso si è tenuto alla casa di cura di Rodello un incontro sulla gestione del fine vita, con riferimento al ruolo degli operatori nel settore della sanità, con tutti i risvolti emotivi e relazionali collegati al dolore della malattia. Nell’Asl Cn2, secondo i dati del Bollettino epidemiologico, nel 2021 tra Langhe e Roero sono stati più di 2mila i decessi, pari al 3,8% del totale in Piemonte.

Roberto Burello

È l’ultima annualità disponibile. Le malattie dell’apparato cardiocircolatorio e neoplastiche risultano le principali cau­se di morte per entrambi i sessi e sono responsabili da sole della metà dei decessi: per l’esattezza, rappresentano una quota del 55,2% per gli uomini e del 50% per le donne. Al terzo posto, sempre con riferimento al 2021, compare l’infezione da Covid-19 (10,7%), nel periodo di picco della pandemia.

Riprende don Bertorello: «Dedicare tempo a queste tematiche è importante non solo da un punto di vista spirituale e interiore, ma anche sociale. Parlare della malattia serve a promuovere l’uguaglianza e l’universalità nell’accesso alle cure, evitando di creare disparità o l’esclusione di alcune fasce di popolazione. Una delle maggiori sfide che oggi abbiamo di fronte è quella della crescente privatizzazione della sanità: molti medici scelgono di abbandonare il settore pubblico e di dedicarsi al privato, con il risultato che una visita può diventare un’enorme incombenza per intere famiglie. Chi ha disponibilità economiche accorcia le tempistiche d’attesa, mentre chi non ha le stesse possibilità aspetta».

Gli effetti distorsivi di un sistema che è già realtà: «Si sta creando una situazione molto pericolosa, che rischia di rendere l’esperienza della malattia difficile per chi già attraversa varie vulnerabilità, nella vita di tutti i giorni. Ci si sente soli, nel momento in cui sarebbe più importante ricevere supporto».

Maria Delfino

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