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Le tendenze che agitano l’enologia: l’intervista a Paola Lanzavecchia

Le tendenze che agitano l’enologia

L’INCONTRO Per una terra in cui l’economia si appoggia sulla coltivazione delle uve, il vino smette di essere un bene solo commerciale: diventa elemento di identità. La quotidianità di migliaia di coltivatori, tecnici, braccianti, venditori e addetti ruotano attorno al processo di produzione, dalla vite fino al l’imbottigliamento e alla distribuzione.

Per comprendere questo mondo, Confindustria Cuneo organizza un convegno dal titolo “Vino e mercati”, in calendario per giovedì 6 febbraio, dalle 16 all’Ampelion di Alba (in corso Enotria 2/C, a ingresso gratuito). Verranno presentati i dati elaborati dal Wine permanent observer (Wpo), centro studi sul comparto vinicolo.

L’incontro nasce dalla collaborazione tra l’Università di Torino e i consorzi di tutela dei vini piemontesi. Interverranno, tra gli altri, i docenti universitari Anna Claudia Pellicelli e Stefano Massaglia. Il pomeriggio si concluderà con una tavola rotonda a cui parteciperanno il presidente della cantina Marchesi di Barolo Ernesto Abbona, il direttore del Servizio per le dipendenze patologiche (Serd) dell’Asl Cn1 Maurizio Coppola, l’esperto di narrazione enologica Nello Gatti e altri relatori.

Ne parliamo con Paola Lanzavecchia, presidente della sezione vini e liquori di Confindustria Cuneo, che rappresenta oltre 50 aziende e più di 1.600 addetti.

Nel Cuneese, oggi, quali sono le tendenze sul consumo di vino, Lanzavecchia?

«Riscontriamo una grande predisposizione al consumo di vini bianchi e bollicine. Così è cresciuto molto l’interesse per l’Alta Langa, per il Roero Arneis e i Langhe bianchi in generale. Il Barolo e il Barbaresco sono i vini di grande pregio che non smettono di attrarre, ma anche il Nebbiolo in tutte le sue versioni continua a mobilitare attenzioni. In generale, i vini più bevibili, anche al consumo al bicchiere e in occasioni meno formali, risultano sempre più desiderati».

I recenti dati di Intesa Sanpaolo (si veda l’articolo a fianco) raccontano le difficoltà per le esportazioni.

«Il vino rientra tra quei prodotti della terra soggetti a fluttuazioni fisiologiche di prezzi di mercato. La diminuzione degli ultimi periodi fa parte di un riassestamento causato dall’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, ma non registriamo una situazione di base differente rispetto al passato: il mercato tiene».

Parlando di un futuro in parte già presente, quale ruolo giocherà l’ecologia nel mondo del vino e quali sono le sfide all’orizzonte per la viticoltura?

«Il cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più importanti per il settore del vino. Abbiamo bisogno del supporto della ricerca scientifica, del Governo e delle politiche agricole. Nel nostro territorio, questi aspetti hanno inciso sulle pratiche agronomiche e i viticoltori stanno affinando le tecniche per ottenere buone uve, nonostante gli eventi estremi, come la siccità. Anche le patologie della vite sono sempre più gravi e numerose. Oggi è fondamentale intervenire in maniera strutturata e sistemica».

Arriviamo così ai vini senza alcol, argomento discusso con particolare attenzione negli ultimi periodi: che cosa ne pensa?

«I vini dealcolati in questo momento sono al centro dell’attenzione mediatica, ma la possibilità di produrli non riguarda le aree a denominazione protetta. E pertanto non andranno a intaccare tutto il lavoro d’eccellenza portato avanti nel nostro territorio. Dobbiamo comunque interrogarci sul futuro del mondo del vino: le nuove generazioni potrebbero cambiare il modo di consumare ed è importante studiare questi movimenti per comprenderli».

 Stefano Mo

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