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Ovini / Il vaccino è d’obbligo in Piemonte per la blue tongue

Blue tongue / La vaccinazione degli ovini è obbligatoria

ZOOTECNIA La Regione ha attivato la campagna di vaccinazione obbligatoria e gratuita per gli ovini contro la blue tongue. Si tratta di una malattia virale (letteralmente significa «lingua blu») che colpisce prevalentemente i ruminanti attraverso la puntura di un moscerino, ma che per gli uomini non è pericolosa. Non ha nemmeno effetti sui prodotti di origine animale, come latte (e quindi formaggi), carne o lana.

Per la prevenzione sono stati stanziati 140mila euro, che saranno coperti tramite il Fondo sanitario nazionale assegnato alle Asl. Il processo di immunizzazione dovrà concludersi entro il 31 maggio, prima che inizi il periodo di attività dei vettori del virus. Viene data priorità agli stabilimenti transumanti, in modo da prevenire eventuali focolai durante le movimentazioni.

L’anno scorso, a Murazzano, l’esposizione delle pecore del 30 agosto era stata annullata per limitare il contagio, nonostante non si fossero verificati casi nella zona. «Durante la scorsa annata, il mio allevamento non è stato colpito, ma ci sono seri problemi nella zona. Si dice che, non essendoci stato un inverno rigido, quest’anno la malattia potrebbe essere più acuta», spiega il presidente del consorzio del formaggio Murazzano Dop Carlo Giordano, allevatore e produttore di Bossolasco.

«I nostri ovini sono consanguinei. Quindi si tratta di una specie debole. Gli animali muoiono già per motivi genetici e la malattia è un fattore che va ad aggiungersi a questa difficoltà», conclude Giordano.

Sul piano epidemiologico, tra luglio e dicembre 2024, in Piemonte. sono stati rilevati 501 focolai di blue tongue btv-8 e un focolaio di btv-4. È un dato che conferma la persistenza e l’evoluzione della malattia. Il Ministero della salute ha sottolineato l’importanza cruciale dell’immunizzazione obbligatoria per fermare il propagarsi dell’infezione e per proteggere il patrimonio zootecnico regionale.

Tra gli allevatori c’è anche chi ha scelto di non vaccinare i propri capi. «Abbiamo deciso di non aderire alla campagna, dopo esserci consultati con alcuni produttori di altre regioni. Finora non abbiamo avuto problemi. Nonostante l’obbligo, è sufficiente assumersi la responsabilità della propria decisione con una firma su un documento», afferma Franco Allaria, di Murazzano, titolare del principale allevamento di pecora di razza autoctona delle Langhe.

«È, comunque, fondamentale prevenire attraverso una pulizia rigorosa e stare lontani dagli accumuli d’acqua. Nel nostro allevamento gli abbeveratoi sono nelle stalle. Se fossero all’aperto sarebbe un problema», conclude Allaria.

Le conseguenze più gravi della malattia ricadono sugli ovini, nonostante non siano l’unica specie colpita. Per questo motivo, la Regione prevede una vaccinazione volontaria per altri animali sensibili al virus, come bovini, caprini e bufalini. In questi casi, l’acquisto e la somministrazione dei vaccini sono a carico degli allevatori, con l’intervento dei veterinari aziendali per l’applicazione del trattamento.

Matteo Grasso 

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