
di Maria Delfino e Davide Barile
TARTUFO – Lunedì 19 maggio, nella sede del Centro nazionale studi tartufo ad Alba, si è tenuto un incontro tra il senatore della Lega Giorgio Maria Bergesio, la Regione Piemonte, il Comune di Alba e l’Unione regionale delle associazioni di raccoglitori piemontesi, rappresentata da una delegazione di trifolao guidata dal presidente Mario Aprile. L’incontro è arrivato dopo le audizioni in Senato del Centro studi e della Federazione nazionale associazioni tartufai italiani (Fnati) sul disegno di legge S-1412 presentato dallo stesso Bergesio.
Le associazioni hanno evidenziato i punti critici della norma e per i quali richiedono una revisione, al fine di tutelare e valorizzare l’attività della cerca e cavatura riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio immateriale dell’umanità. In particolare, la discussione si è concentrata sull’applicazione di un calendario unico nazionale da applicare non solo alla libera cerca ma anche alle “riserve” per garantire freschezza, qualità e migliore possibilità di controllo. Inoltre, è stata sollevata la necessità di consentire la cerca notturna e l’accesso alla cerca dei minori.
«C’è stato ascolto e confronto»,. ha commentato il presidente del Centro Studi Antonio Degiacomi. Proseguendo: “Si tratta ora di vedere se questo si tradurrà in emendamenti che modifichino davvero il disegno di legge, nato squilibrato nei confronti della libera cerca e insoddisfacente in particolare per il mondo del tartufo bianco pregiato, fortemente legato agli habitat naturali e e alla promozione del territorio.”
L’Unione regionale delle associazioni di raccoglitori ha evidenziato anche l’esperienza piemontese, consolidata da anni, dei piani regionali per la valorizzazione del tartufo, finanziati dalle tasse di concessione per la raccolta versate dai raccoglitori. Al termine del confronto la Regione Piemonte ha incontrato il senatore Bergesio in vista della sua partecipazione alla Consulta per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale, prevista lunedì prossimo a Torino, al grattacielo Piemonte.
I trifolao sul piede di guerra
Con il disegno di legge 1412 del senatore Giorgio Maria Bergesio ancora in discussione, il grido dei trifolao è unanime e chiede che la libera ricerca possa proseguire. A spaventare sono soprattutto i passaggi relativi alle tartufaie controllate. Come spiega Agostino Aprile, presidente dell’Unione delle associazioni trifolao piemontesi, «la nuova proposta non pone limitazioni al fenomeno. Finora, le concessioni per le tartufaie controllate sono state rilasciate dalla Regione, tramite le Province, a gruppi che si mettono d’accordo per accaparrarsi le migliori aree tartufigene affittando in maniera collettiva gli appezzamenti. Al momento, vi è una quota provinciale da destinare a tali tartufai, ma il testo proposto da Bergesio permetterebbe uno sviluppo senza freni». Di fatto, «sarebbe auspicabile l’introduzione di un criterio basato sui limiti dei Comuni: altrimenti si rischia che la maggior parte delle concessioni vada interamente a occupare luoghi migliori, magari ricadenti in pochi Municipi». Se ora «il rinnovo è fatto ogni cinque anni, la nuova legge estenderebbe le concessioni a venti, con la proroga possibile per altri dieci».

Dello stesso parere è Carlo Marenda, cercatore albese e fondatore di Save the truffle, che aggiunge: «Mi stupisco di come Bergesio, un senatore così vicino alla realtà albese, abbia redatto un testo che, a mio parere, è troppo sbilanciato verso commercianti, trasformatori e agricoltori. Quest’ultima categoria, soprattutto nel centro Italia, ha un peso importante. Lo stupore è ancora maggiore se penso che, un paio di anni fa, lo stesso Bergesio aveva fatto un’altra proposta, ora totalmente stravolta». Proprio sulla nebulosità di una tracciatura delle tartufaie controllate interviene Paolo Carretto dell’Associazione trifolao astigiani e monferrini: «Si era parlato, a suo tempo, della necessità di far emergere il gettito reale dei tartufai. Io direi che, per recuperare il denaro evaso, si debba controllare chi, negli anni, ha avuto notevoli benefici economici dalle tartufaie controllate. Il fenomeno è molto più diffuso nell’Astigiano e nell’Alessandrino perché, diciamolo, i tartufi piemontesi sono solo qua». In ogni caso, «manterremo un atteggiamento costruttivo con le istituzioni, nella speranza di trovare una soluzione. Quattro dei dodici sodalizi membri dell’Unione delle associazioni trifolao, invece, preferiscono la linea dura e sono usciti dal gruppo».
