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Abitare il piemontese: la parola della settimana è Fosoné

Significa: rendere, fruttare, abbondare, durare

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Possacafé 22

ABITARE IL PIEMONTESE Tempo fa mi trovavo a un convegno dove si parlava della resa lavorativa dell’essere umano e mi sono detto che avrei intitolato l’intervento che stavo ascoltando, proprio come il verbo di questa settimana: fosoné. Gli studi etimologici divergono, seppur si basino su origini latine. Uno sostiene che arrivi da functio–functionis (realizzazione), dal latino functus participio passato di fungor cioè realizzare. Altri, forse più accreditati come il Repertorio etimologico piemontese, riconducono a fusionem (diffusione, spargimento, versamento), forse entrato nella parlata piemontese attraverso il francese foison (abbondanza) com’è accaduto per l’italiano fusone. Quest’ultimo è attestato nei Secoli XIV e XV, solo nella locuzione di ambito letterario a fusone (in abbondanza, a profusione). È curioso un documento trovato sul vocabolario Di Sant’Albino datato 1859: «Dicesi di qualcosa qualunque, la quale una volta manomessa per essere impiegata a quell’uso a cui è destinata, appaia per così dire, crescere o uscire in maggior volume, copia, numero, profitto o durata, di quanto all’apparenza sembrano aver ognuno ragione di aspettarsi».

Con fé foson s’intende il profitto, il rendimento effettivo nel lavoro. Ecco perché allora fosoné significa essere efficienti, veloci, rendere nell’attività, così come essere accurati per il fine di durare o far durare nel tempo. Qualcuno trova validi sinonimi nel verbo come bondé (abbondare) oppure deje (darci, inteso come darci dentro, tenere un ritmo alto, operare di buona lena). La produttività può anche essere applicata alla natura: ecco perché in un’annata generosa chi raccoglie le pesche, per esempio, potrà esclamare: fosono si pèrsi! (abbondano queste pesche!). Mai come in questo caso si può dire che fosoné significhi fruttare. Terminiamo il pensiero nello stesso modo con cui è terminato quel convegno. Chi doveva tirare le fila della giornata, lo ha fatto con un pensiero forte e necessario: «Noi esseri umani non dobbiamo rendere, dobbiamo esistere».

Paolo Tibaldi

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