
di Francesca Pinaffo
L’INTERVISTA – «Sono nato in una frazione anche io: le piccole realtà sono preziose». Angelo Mastrolia, al telefono, ha una voce entusiasta. La sua storia è iniziata nel 1964, in provincia di Salerno. Oggi è presidente della sua Newlat food, che a breve cambierà nome in NewPrinces, dopo l’acquisizione a giugno 2024 della britannica Princes.
La frazione a cui si riferisce è Cinzano, sede dell’unico stabilimento italiano della multinazionale Diageo, che ne ha annunciato la chiusura entro giugno 2026. Nell’ambito della vertenza, che ha assunto carattere nazionale, la scorsa settimana è arrivata la svolta: è stata siglato un accordo di esclusiva per l’acquisizione dello storico sito da parte della Newlat. E – aspetto essenziale – dal piano industriale presentato dall’aspirante acquirente emerge l’intenzione di mantenere tutti i 350 dipendenti.
Mastrolia risponde dal suo ufficio di Reggio Emilia, dove ha sede il gruppo. Il caso vuole che, se l’operazione andrà in porto (e tutti i segnali sembrano andare in questa direzione), sarà la seconda azienda reggiana a salvarne una della nostra area. La prima, per quanto lo scenario fosse molto diverso, è stata Iren con la multiservizi Egea.
Newlat è un impero italiano del settore alimentare, un gruppo multimarca esito di un’intensa campagna di acquisizioni. Oggi conta 31 stabilimenti (16 sono in Italia), più di 8mila dipendenti, ricavi nel 2024 pari a 2,8 miliardi di euro e un titolo alla Borsa di Milano in crescita.
Secondo i dati del primo trimestre del 2025, il settore delle bevande (che genera già 350 milioni nel Regno Unito) è quello che è cresciuto di più. L’interesse per Diageo parte da qui.
Mastrolia, ci spieghi questo nuovo investimento.
«È tutto negli ultimi numeri: quel 7% dell’unità drinks è l’indice di un settore in forte ascesa. Noi non produciamo bevande alcoliche. E nel Regno Unito, ma in generale in Europa, c’è un fortissimo interesse per gli spirit alcool-free e per le bevande ready to drink. Abbiamo una richiesta superiore alla nostra capacità produttiva attuale: Cinzano ci permetterebbe di crescere del 20%. Per noi è, pertanto, una grandissima opportunità».
Soltanto questo aspetto?
«C’è di più: mi sono innamorato dello stabilimento, della sua grandissima dotazione tecnologica (ideale per le nostre produzioni) e anche della sua storia. Mi sono emozionato visitando le cantine, che raccontano il passato di questo territorio, a cui guardiamo con grande interesse».
Le piacerebbe valorizzare la cantine in qualche modo?
«Non faccio promesse, ma l’emozione è senz’altro un buon punto di partenza».
Torniamo alla trattativa con Diageo: se tutto andrà come previsto, quando approderete a Cinzano?
«Diageo ha dettato i tempi, cioè la chiusura entro giugno 2026, ma ha anche espresso la volontà di terminare in fretta la partita. Noi siamo pronti a gestire il sito già dal prossimo 1° luglio. Nell’accordo su cui stiamo ragionando, c’è la volontà da parte di Diageo di garantirci un anno di commesse. In questo modo, in una prima fase verrebbero mantenute le produzioni attuali, per poi passare alle nostre nel settore delle bevande, per l’appunto».
Conferma il mantenimento di tutti i 350 dipendenti attuali, Mastrolia?
«Il piano è definito e sarà così. Non solo non ci saranno esuberi, ma con molta probabilità avremo bisogno di assumere almeno venti o trenta persone nel back office (l’attività amministrativa che non prevede contatto con il pubblico, ndr): Diageo ha sempre gestito questa parte dal sito centrale: la nostra intenzione è portarla avanti in loco».
In un momento globale critico, Newlat continua ad acquisire: come è possibile?
«Non siamo né migliori né peggiori. Guardiamo alle richieste del mercato: se il nostro titolo cresce, vuol dire che stiamo facendo bene».
Gli incontri a Roma di oggi
C’è attesa per oggi, 21 maggio: a Roma sono stati di nuovo convocati i due tavoli ministeriali, alle 10 presso il Ministero delle imprese e del made in Italy e nel pomeriggio presso il Ministero del lavoro. L’obiettivo sarà analizzare il piano industriale, anche perché il 23 maggio i sindacati dovranno chiudere il piano sociale.
Per questo ciò che emergerà domani sarà decisivo, come spiegano i sindacalisti Antonio Bastardi (Fai Cisl), Loredana Sasia (Flai Cgil) e Alberto Battaglino (Uila Uil): «Abbiamo accolto con grande soddisfazione la notizia dell’offerta di acquisto vincolante da parte di Newlat, che garantirà la piena continuità occupazionale e produttiva. Inoltre, esprimiamo apprezzamento per il fatto che la proprietà dello stabilimento ritornerà italiana. Dopo tanti mesi di incertezza, i lavoratori possono finalmente guardare con più serenità al loro futuro».

E aggiungono: «Per quanto tutti i segnali siano incoraggianti, aspettiamo ulteriori dettagli per definire il piano sociale. Festeggeremo quando ci sarà il closing dell’operazione. Siamo partiti dalla prospettiva di 350 esuberi: sembrava impossibile arrivare a un altro scenario». Bisognerà anche capire i volumi che si pensa di garantire allo stabilimento, «così da avere una prospettiva a lungo termine, non solo per un anno». Tra chi ha seguito da vicino la vertenza c’è anche il senatore Bergesio: «Il lavoro sinergico tra istituzioni, azienda e sindacati è stato fondamentale per raggiungere questo risultato. Ora è essenziale proseguire con la stessa determinazione per garantire la piena attuazione del piano industriale e monitorare attentamente i prossimi passaggi». Si valutano anche alcuni strumenti legislativi per garantire la massima tutela ai lavoratori.