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Il futuro è già qui: possiamo curarci a casa, risparmiando

La terapia in nosocomio costa 15mila euro in più a paziente ogni anno, rispetto alla domiciliare

eViSuS, una tecnologia a servizio delle persone

TELEMEDICINA «Sono quaranta i bambini seguiti dal reparto di neuropsichiatria infantile di Alba, costretti a recarsi nell’ambulatorio del nosocomio tre volte alla settimana, dalla nascita fino ai 6 anni circa di età. Provate a immaginare quanto potrebbe cambiare e migliorare la loro esistenza, se potessero essere curati a domicilio». Il primo pensiero di Giusto Viglino va a loro: lo aveva già dichiarato in passato sul tema delle nuove frontiere della tecnologia e lo ribadisce in questo frangente.

GIUSTO VIGLINO
Il direttore della struttura complessa di nefrologia e dialisi dell’ospedale San Lazzaro di Alba ebbe modo di presentare il progetto eViSuS ai lettori di Gazzetta d’Alba nei primi anni della sua sperimentazione. Nel frattempo, ci sono stati grandi progressi e l’utilizzo della telemedicina è stato esteso ad altre due specialità mediche: la dietologia e nutrizione clinica, con Cloè Dalla Costa, e le lesioni cutanee, con Giovanni Torre. Ma tanto può ancora essere fatto e Viglino non manca di spiegare come la telemedicina possa essere estesa a gran parte delle cronicità, specie in vista dell’apertura dell’ospedale di Verduno, per ridurre l’accesso a una struttura nata per 550 posti e ritrovatasi con 350.

I freddi numeri intanto fissano la portata della telemedicina per nefrologia e dialisi: «L’emodialisi costa 15mila euro in più ogni anno per ogni paziente, rispetto alla dialisi peritoneale a domicilio. Nel 2019 i collegamenti con eViSuS sono stati ben 30mila. I pazienti seguiti sono 68, di cui 40 in modo continuativo. I pazienti o i prestatori di cure addestrati sono stati 52. Gli accessi in ospedale sono stati il 30 per cento in meno.

«Il risparmio in termini economici è notevole con la telemedicina, ma pensiamo alle risorse umane. Per una seduta di emodialisi servono quattro ore; bisogna farsi accompagnare da qualcuno che deve mettere a sua volta a disposizione del tempo. Spesso si pensa solo all’aspetto economico, ma non basta: vuol dire anche un enorme risparmio di vita e di tempo» conclude Giusto Viglino.

GIOVANNI TORRE
Crede nella telemedicina anche Giovanni Torre, dirigente medico della struttura complessa di chirurgia che ha appena richiesto altri 12 totem. «Innanzitutto, sgombriamo le ipotesi negative: la telemedicina non allontana medico o infermiere dal paziente, anzi è vero il contrario. Personalmente eseguo sempre la prima visita in ambulatorio, in seguito valuto se la telemedicina possa semplificare le cure. Spesso è così: la nostra Asl è l’unica in Italia ad avere un ambulatorio di vulnologia – disciplina che studia e tratta le ulcere cutanee croniche – domiciliare ogni giovedì pomeriggio».

Torre aggiunge: «In questo momento sto assistendo una paziente di Perletto che non avrebbe modo di raggiungere l’ospedale; pensiamo a quanto questa scelta contribuisca a far risparmiare anche in termini di tempo. Le ulcere cutanee colpiscono in Italia circa 2 milioni di persone, spesso sole e anziane. Il loro trattamento richiede accessi ambulatoriali frequenti, scarsamente gestibili in pazienti che hanno perso la propria autonomia o risiedono in aree rurali disagiate. In questo contesto la telemedicina svolge un ruolo decisivo, annullando le distanze e facilitando la continuità assistenziale».

Con il sistema eViSuS, Torre ha seguito nel 2019 una trentina di pazienti per un totale di 500 cure prestate. Il chirurgo sfata un altro possibile errore di valutazione: «Non pensiamo che la telemedicina sia meno faticosa, anzi elimina i tempi morti ed è molto più dispendiosa per il medico, che non può concedersi distrazioni, ma sono convinto che sia questo il futuro: si possono assistere molti più pazienti arrivando nelle abitazioni e riducendo costi umani ed economici».

CLOÈ DALLA COSTA
Grazie alla telemedicina Cloè Dalla Costa, responsabile di dietologia e nutrizione clinica dell’Asl Cn2, ha assistito dal 2016 oltre 150 pazienti. «Questo sistema mi ha permesso di seguire persone affette da malnutrizione, difficilmente trasportabili. Particolarmente utile è anche l’utilizzo di eViSuS con i malati di Sla», spiega Dalla Costa che aggiunge: «Ci servirebbero però più totem, per rispondere alle diverse esigenze dei nostri pazienti e sono convinta che si andrà in questa direzione, perché la telemedicina è il futuro. Penso anche all’utilizzo di eViSuS per malati oncologici o alimentati artificialmente, di notte. In un mondo ultraconnesso non si può rimanere indifferenti alla tecnologia».

m.p.

SPECIALE TELEMEDICINA

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