Enzo Bettiza premiato ad Alba

Un ospite d’eccellenza per la decima edizione del concorso letterario nazionale Bere il territorio. A Enzo Bettiza, giornalista, scrittore e politico italiano, è andato il riconoscimento di Maestro di Bere il territorio, a lui consegnato nell’ambito della cerimonia di premiazione del concorso, sabato scorso nel teatro Giorgio Busca di Alba.

Per la prima volta nella nostra città, Bettiza ha ringraziato per il riconoscimento: «Anche se non è difficile qui in Piemonte dimenticarsi di me», ha commentato con ironia, ricordando i suoi anni come corrispondente da Mosca per La Stampa.

Poi sottolinea il suo legame col professore Giorgio Barberi Squarotti, seduto accanto a lui come giudice del concorso: «Con il suo saggio sul mio libro Il fantasma di Trieste mi fece comprendere che la mia opera aveva una collocazione letteraria in un tempo in cui, sotto la guida militarizzata di De Benedetti alla Stampa, era incomprensibile che un giornalista facesse anche lo scrittore».

Il concorso, promosso da Go Wine e presieduto da Massimo Corrado, ha premiato la studentessa del liceo classico Giuseppe Govone di Alba Francesca Bertini e Sara Porello dell’istituto agrario Baldessano Roccati di Carmagnola, per la sezione riservata agli studenti degli istituti superiori della provincia di Cuneo. Davide Potente di Molfetta si è aggiudicato invece il premio riservato agli autori con meno di trent’anni. La nuova sezione, dedicata a coloro che hanno superato quell’età, è stata vinta da Alessandro Marchi di Bologna. E con un velo di rammarico, Enzo Bettiza ha augurato ai premiati e agli studenti presenti alla cerimonia di concludere il proprio percorso scolastico in Inghilterra: «Lì lo studio è più fluido è c’è maggior attenzione alle doti innate dei nostri ragazzi», ha consigliato. «Almeno fino a quando la situazione qui non sarà cambiata».

 

Enzo Bettiza Maestro di Bere il territorio

Enzo Bettiza con i ragazzi premiati e membri della giuria (foto Murialdo).

Si sente la mancanza della figura del giornalista a tutto tondo, scrittore e studioso, che lei ha rappresentato attraverso la sua carriera?

«Purtroppo sì: l’Italia divide la letteratura per generi, rinunciando a quell’osmosi tra giornalismo e letteratura che io difendo. Questa divisione profonda, tipica della tradizione letteraria italiana, nel resto dell’Europa non c’è. Penso alla multicomposizione del romanzo, novità del ’900 di cui Fenoglio è un grande esponente. Il romanzo dovrebbe essere una cronaca complessa come lo è Alba, vivaio viscerale di vini. Il vero romanziere dovrebbe essere scrittore, giornalista e studioso: dovrebbe potersi permettere il lusso, oltre che il rischio, di pubblicare un saggio storico, così come una poesia o un articolo, dovrebbe potersi occupare di arti figurative, di filosofia e al limite di ciclismo, senza essere oggetto di critiche».

Nella politica italiana non c’è forse una carenza di quelle idee che hanno caratterizzato l’Europa degli ultimi decenni?

«Nella politica italiana c’è un’assoluta carenza di idee: l’Italia si occupa più di processi giudiziari, revisioni impossibili e polemiche basse e inutili che di cronaca. Le idee sono finite nello sgabuzzino della politica, attualmente invisibili».

Il giornalismo è cambiato con l’era di Berlusconi?

«Certamente. Si è politicizzato, schierato. Vediamo spesso che sui giornali compaiono interrogatori di indagati, presunti indagati o anche di persone che non sono affatto indagate, ma che per caso sono state intercettate con una persona sospetta. Ci sono troppe cose che non funzionano nel giornalismo di una democrazia come l’Italia. Tutti citano l’America, la Germania e la Gran Bretagna, ma sottobanco finiscono per operare come un Paese del Terzo mondo».

Chiara Cavalleris

Banner Gazzetta d'Alba