La collina abbandona lo straniero

Secondo il senso comune, l’immigrato ha conservato la disposizione al “lavoro duro”: senza di lui, non sarebbe possibile mantenere ed evolvere la base occupazionale del Paese. I giovani italiani pare non ne vogliano sapere d’impiegarsi in mestieri tradizionali e faticosi. A prescindere dalla veridicità di tali rappresentazioni, emerge un dato: nel 2010, il 9 per cento dei lavoratori agricoli presenti in Italia è straniero. Si parla di 106.058 persone, con un aumento del 2 per cento rispetto all’anno precedente. Gli immigrati arrivano perlopiù da Albania, Slovenia e Polonia e molti soggiornano perun periodo circoscritto: sono i lavoratori stagionali.

Quella delle assunzioni stagionali è una risorsa cruciale: eppure, il decreto flussi 2011 (emanato il 17 febbraio) consentirà l’ingresso a soli 60 mila lavoratori, circa 20 mila in meno rispetto al 2009. L’intervento è sostenuto da un meccanismo nuovo, introdotto dal Ministero dell’interno e dal Ministero del lavoro con una circolare del 25 febbraio (la stessa che definisce le modalità di presentazione delle domande di assunzione, inoltrabili solo per via informatica): si prevede il rilascio del nullaosta pluriennale, ossia la possibilità, per chiunque dimostri di aver prestato servizio come lavoratore stagionale presso un’azienda per almeno due anni consecutivi, di essere assunto presso la medesima azienda per altri due anni. In tal modo, le procedure burocratiche da affrontare risulterebbero ridotte e il rischio di non essere più assunti verrebbe limitato. Il sottosegretario al Ministero dell’interno, il braidese Michelino Davico – il quale ha curato il procedimento per l’assunzione dei lavoratori stagionali extracomunitari –, in una nota si dice soddisfatto: la procedura avrebbe «accolto le istanze provenienti dai territori, e in particolar modo dal mondo agricolo». Tuttavia, nonostante i reiterati tentativi di Gazzetta, il Sottosegretario è mai stato disponibile a rispondere a precise domande. Un ben curioso atteggiamento da parte di un rappresentante a Roma delle istanze popolari.

Anche per Alba cambierà qualcosa. Le modificazioni dei parametri previste dal decreto flussi spezzeranno le speranze di alcuni e rinvigoriranno quelle di altri. Sotto le torri la situazione non è rosea (vedi approfondimento a lato). Come comunica il Centro per l’impiego di Alba-Bra, se nel 2009 le assunzioni dei lavoratori stagionali immigrati ammontavano a 2.989 unità, nel 2010 tale cifra è scesa a 1.267. A tale riguardo, l’assessore provinciale al lavoro Pietro Blengini ha dichiarato: «Quello che si registra nell’albese è un dato anomalo e in controtendenza rispetto al resto del cuneese. I numeri riguardanti gli stagionali in agricoltura hanno, peraltro, registrato una forte volatilità rispetto a quelli di altri settori». Tradotto: il dato non è affidabile, perché entrano in gioco molte variabili: le dinamiche recessionali – che hanno ridotto la domanda, la produzione e la necessità di manodopera –, ma anche, forse, fattori culturali e pregiudiziali. Potrebbe giocare la scelta, da parte dei lavoratori, di orientarsi altrove. Oppure, e sembra un’ipotesi realistica, le aziende potrebbero non aver regolarizzato tutte le assunzioni, in modo da guadagnare a fronte di un rischio relativamente basso.

Matteo Viberti

Banner Gazzetta d'Alba