35 mila albesi nel 2020

Non si tratta “solo” di amministrazione. È piuttosto una filosofia, anche se sovente mascherata di tecnicismi e raccontata in “burocratese”, da cui dipenderà la qualità della vita di molte persone. Alba, dopo quasi dieci anni di tentennamenti, presenta alla cittadinanza il progetto preliminare del Piano già approvato in Consiglio il 15 luglio. Lo fa nella serata del 16 settembre, in un convegno dal titolo La città verso il 2020, organizzato dal centro studi “Pierino Belli”.

Nella sala “Beppe Fenoglio” c’è un invitato di rango, Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino. Ha spiegato il Professore: «Nel passato, il Piano regolatore era uno strumento statico, di regolamentazione. Oggi il documento urbanistico deve assolvere a un ruolo strategico, divenire più flessibile e dinamico». Profumo ha ricordato l’importanza di recuperare il rapporto tra residenza e servizi e di «creare una città policentrica, ossia attenuare la differenziazione tra centro e periferia, dedicando a quest’ultima un maggior numero di servizi e dotandola dell’adeguata viabilità». Infine, per Alba: «Per chi vi passeggia è diversa la sensazione tra centro e periferia. Questo è un punto su cui si lavorerà. La città deve far fronte a una domanda di servizi senza precedenti: ciò richiederà una maggiore interazione tra pubblico e privato».

Il grosso del convegno è occupato dalle parole dell’ex sindaco di Alba Giuseppe Rossetto. C’è il ringraziamento a Maurizio Marello, il quale ha saputo «mantenere l’ossatura fondamentale del Piano, pur apportando alcune modifiche. È stato conservato il lavoro della passata Amministrazione con buonsenso e lungimiranza». Una stoccata arriva sul fronte delle varianti parziali. A suo tempo Marello criticò questa metodologia di intervento, oggi, dice Rossetto, la Giunta di centro-sinistra ricorre pure essa allo strumento, che serve ad assecondare lo sviluppo.

La risposta di Marello, dal punto di vista politico, richiama la “diserzione”, da parte dell’attuale opposizione, al Consiglio del 15 luglio, durante il quale venne approvato il Piano: «Il rammarico è di non essermi potuto confrontare con il centrodestra ». Poi, il Primo cittadino aggiunge: «La città aveva bisogno del Prg: l’alluvione del ’94 ha imposto di rivedere il rapporto della città col fiume e l’intero programma di sviluppo. Oggi ci proponiamo alcuni obiettivi: tra gli altri, valorizzare zone periferiche come Mussotto, San Cassiano e corso Cortemilia. Le aree fuori della circonvallazione acquisiranno importanza, anche nell’ottica di una futura pedonalizzazione del centro storico». Inoltre, il contenimento delle altezze delle edificazioni, la drastica riduzione del consumo di suolo (almeno 300 ettari in meno rispetto alle precedenti intenzioni), la riqualificazione della piattaforma fluviale. L’obiettivo rimane: «lasciare ai nostri figli e nipoti una città ancora più bella e vivibile».

Infine, il contributo della Regione, con le parole diAntonello Angeleri, presidente della Commissione urbanistica regionale: «Stiamo approvando la nuova legge urbanistica. Molte le ragioni. È sbalorditivo che l’attuale media di approvazione da parte della Regione di un Piano regolatore si attesti sui sette anni. Negli ultimi dieci anni, inoltre, tanto per citare, nella provincia di Torino sono stati “bruciati” in nuova edificazione quasi diecimila ettari di suolo».

Gli enti superiori, dunque, si muovono in assonanza con il Prg albese: la società muta velocemente, la demografia ha andamenti crescenti (avremo forse 35 mila abitanti nel 2020), la natura chiede premure. Alba deve abbracciare, dunque, visioni più elastiche, dinamiche, oneste.

Matteo Viberti

Banner Gazzetta d'Alba