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Farinetti «La nostra rivoluzione copernicana»

Il neo assessore alla cultura Paola Farinetti affronta, dal punto di vista organizzativo e progettuale, la sua prima Fiera del tartufo. L’abbiamo intervistata per capire in che modo il mondo artistico e creativo locale si intreccerà alla rassegna. paola farinetti

È la primaFiera che affronta in veste di assessore alla cultura. Quale il contributo che ha cercato di portare?

«La Fiera del tartufo è una gioiosa macchina da guerra che va avanti da 81 anni. Normale che in tutto questo tempo si siano determinati automatismi, abitudini e naturali tendenze alla ripetizione delle principali formule di successo. Ma dato che ognuno di noi possiede una ben precisa individualità, un suo gusto, sue opinioni, viene spontaneo portare un po’ di sé nella tradizione. Per quanto mi riguarda, ho cercato di insistere su due aspetti: la promozione e la qualità delle proposte. Quest’anno, per la prima volta, è stata coinvolta un’importante agenzia di comunicazione nazionale – esperta nel mondo del cibo e dell’alimentazione – che, oltre a occuparsi della promozione strictu sensu, ci ha aiutato a costruire nuovi eventi: penso ai sabati foodies o al coinvolgimento del mondo dei blogger culinari. Da non dimenticare infine che, per la prima volta, Slow Food entra nel programma ufficiale con i suoi Presìdi e i suoi Laboratori del gusto. Dalle nostre parti, quasi una rivoluzione copernicana».

Non saranno mancati gli ostacoli. Quali i principali punti problematici nella creazione e nella filosofia della rassegna-simbolo del territorio?

«Ogni evento complesso – e la Fiera lo è – comporta problemi complessi, che derivano principalmente dalla pluralità dei soggetti coinvolti. Tale molteplicità è di sicuro una ricchezza, ma in alcuni casi può determinare lungaggini, malumori o incomprensioni. Sento spesso dire che la “Fiera si fa dasola”, che la gente ormai viene ad Alba comunque,mapurtroppo non è così. Ogni volta si tratta di innovare “stando nella tradizione”, e innovare non è mai facile né scontato».

A proposito di innovazione, che ruolo ha la cultura locale nel programma dell’evento?

«La cultura locale intesa come cultura materiale ha un ruolo fondamentale, anzi ha il ruolo di protagonista assoluto. Cultura sono i tartufi, i vini, cultura sono i nostri bei paesaggi che speriamo diventino presto patrimonio mondiale dell’Unesco. Ma non voglio far finta di niente, so che si riferisce al coinvolgimento delle associazioni locali. Quest’anno ho voluto ad esempio che Collisioni fosse implicata in maniera diretta e precisa in un progetto trasversale: si tratta di un tentativo organico, voluto e pensato, di coinvolgimento di un’importante associazione locale, maevidentementenon localistica. Inoltre, sempre all’interno del cartellone della Fiera, è presente un progetto sul gospel realizzato insieme alGospel choir di Alba. Due modi, questi, per far vivere la Fiera anche agli albesi, e non solo ai turisti. Mi piace ricordare la Maratona fenogliana, che il 23 settembre ha anticipato di qualche giorno gli avvenimenti clou della Fiera, e che ha ricordato e omaggiato un formidabile scrittore albese».

 m.v.

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