Trifola su Tajarin, accoppiata vincente per il Borgo de Fumo

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Un asino si ferma, volta il muso e si mette a fissare l’andamento della gara: dietro di lui, un fantino insegue il suo somaro, improvvisamente smanioso di correre, ora che si è liberato del suo fardello.

C’è chi si dimena, incitando il proprio animale, immobile, con voce alta e qualche pacca sul dorso, ma qualsiasi iniziativa non fa che peggiorare le cose; un ciuco avversario, assegnato al Borgo Moretta, decide addirittura di copiare il “collega” nella sua netta presa di posizione, piazzandosi in doppia fila e ostacolando tutti gli altri.

Ma in prima linea, davanti al cumulo di asini “imbranati” del Palio albese, domenica 1° ottobre c’era anche qualche somaro in gamba: novità dell’edizione di quest’anno è stata infatti quella di assegnare a ciascun borgo un “destriero” allenato, oltre a quello imprevedibile a cui il pubblico è ormai abituato. Ciascuno ha scelto quando scartare la propria carta vincente, per aggiudicarsi, tra la prima e la seconda batteria, almeno un posto in finale.

Ce l’hanno fatta in sei: i Borghi delle Rane, Moretta e Brichèt, che si sono qualificati in entrambe le fasi, accanto a Santa Rosalia, San Martino e Fumo, che hanno portato all’ultima manche soltanto un fantino. Un’unica possibilità che non ha impedito al Borgo del Fumo di portarsi a casa il drappo del Palio, dipinto quest’anno dal suo boghigiano d’eccezione, Valerio Berruti.

Il soggetto è un asino, che la mano inconfondibile dell’autore ha prodotto con calce e pastelli. Lo stesso artista aveva realizzato, a quattordici anni, lo stendardo degli sbandieratori del Fumo. «Chi è abituato a vincere non è mai stato soddisfatto quanto noi in questo grande giorno», ha commentato Marita Marolo, presidente del borgo, che non si aggiudicava il primo premio dal 1970. «Era il migliore», ha ammesso, in un bagno di folla, il fantino vincitore Danilo Povero, ripensando al ciuco che l’ha portato al traguardo, «ascoltava tutti i miei comandi ed era anche veloce». È scontato domandarsi se si trattasse di uno degli asini “buoni”. La risposta, altrettando scontata, è sì: la coppia vincente, soprannominata Trifola su Tajarin, è stata decisamente più forte di Bagna caoda su Peperoni, meno fortunata in partenza, persino per il nome.

Il resto del podio è in forse: Brichèt e Moretta, subito assegnati al secondo e al terzo posto, dovranno ancora aspettare qualche giorno per avere la classifica definitiva; i giudici devono riesaminare, attraverso i filmati, alcuni passaggi della competizione, che hanno suscitato polemiche e discussioni, anche all’interno della stessa giuria.

Un imprevisto che si aggiunge allo spiacevole episodio verificatosi appena prima della sfilata del gruppo storico della città di Alba. Due buoi, che avrebbero dovuto portare il carroccio per la rievocazione, prima di entrare nell’arena hanno creato il panico tra pubblico e figuranti, imbizzarrendosi improvvisamente e mettendosi a correre incontrollati. Ma nessun incidente ha rovinato la festa, anche grazie alla sorveglianza dei cento volontari in campo, tra Carabinieri in congedo, l’associazione Proteggere insieme, la Croce rossa, il grupo Radioamatori, il gruppo Volontari albesi e quello comunale della Protezione civile.

La giuria della rievocazione storica, composta dai nove rappresentanti dei borghi, tre della stampa, due professori del Liceo artistico albese, il pittore del drappo e un esponente della Famija albèisa, ha scelto il borgo Moretta. Lo spettacolo della “contrada” verdeoro, che ha riportato alla luce, in maniera suggestiva e meticolosa, la battaglia di Cossano, ha battuto l’altrettanto acclamata performance di San Lorenzo, che ha messo in campo ballerine, uccelli rapaci e, nell’arena accaldata dal sole e dalla folla, la neve.

Chiara Cavalleris

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